Cultura

Il dilemma Finzi Pasca

È di oggi la notizia data dal Corriere del Ticino che Daniele Finzi Pasca, in polemica da tempo con il LAC per gli spazi e i tempi che non gli vengono concessi per creare una residenza artistica luganese, sia pronto ad andarsene.

Ecco il commento di Manuela Camponovo, responsabile del settore cultura della nostra testata.

È una storia lunga e annosa, anche in termini di polemiche, quella che mette a confronto Daniele Finzi Pasca con le istituzioni luganesi, e parte da lontano, molto prima del LAC. Da quell’Intimo Sunil che nel nome includeva già un programma, per pochi spettatori, se non uno solo. Poi la crescita, sostenuta da creatività e talento. Ma quando già il riconoscimento era internazionale, ci sono voluti ancora anni per ottenerlo nella propria città. Come nel vecchio adagio. E Daniele si lamentava: «se una squadra di calcio arriva in serie A, gli costruiscono uno stadio».

Non importava mietesse successi ovunque con la sua poetica artistica. Ci sono volute le Olimpiadi, poi è arrivato il LAC, la casa giusta, il palcoscenico a misura di tanta fama e anche crescita strutturale, ma a quel punto, in un territorio come il nostro dove sono tanti i gruppi da valorizzare e difendere, storici e agguerritamente giovani (e non si può dire che Daniele non li abbia sempre sostenuti), si sono manifestate sensibilità e problematiche contrastanti.

Il LAC, fin dall’inaugurazione, si è fatto un vanto della Compagnia Finzi Pasca, l’ha considerata come il suo fiore all’occhiello. Ma la presenza diventava anche ingombrante, vista come un asso piglia tutto che rischiava di fare piazza pulita del resto. Un vero dilemma anche se, diciamolo, nella macchina creativa di Daniele si potevano leggere segni di stanchezza e manierismo ripetitivo, nelle ultime produzioni. Daniele chiedeva di poter avere uffici, una sala prove e non solo per l’estate, uno spazio tutto suo, al LAC. D’altra parte: “non c’è solo Finzi Pasca”, gli altri? Anche recentemente l’on. Roberto Badaracco, Capo Dicastero Cultura, parlando della necessità di avere una struttura a Lugano come sala prove, durante la conferenza stampa del Foce, ha tenuto a precisare che doveva essere concepita a disposizione di tutte le compagnie, addirittura di tutto il Cantone (non quindi solo quelle luganesi) anche per ottenere un sostegno finanziario da quella parte istituzionale.

La questione quindi non è solo relativa alla gestione del LAC. In modo un po’ ricattatorio Daniele Finzi Pasca afferma di avere suggerito i nomi stessi, Gagnon (che in effetti proviene dal Canada e quindi è frutto delle relazioni dello stesso artista) e Rifici, che ora sembra vogliano voltargli le spalle, non dandogli ciò che da tempo chiede: spazi, stabilità di creazione. E allora? Allora lui vuole andarsene, troppo importante, troppo ingombrante per il nostro territorio.

Ribadiamo: un bel dilemma. Il dilemma è quando ci sono ragioni da tutte e due le parti e motivi per sostenere l’una e anche l’altra. La scelta diventa difficile. Ma una struttura come il LAC, le cui proposte in alcuni casi possono essere anche discutibili, non può essere la casa solo di una compagnia, per quanto grande e importante e famosa essa sia. Anche se magari le motivazioni sono altre, perché nei vari schemi di opportunismi non è che finora quella struttura abbia fatto molto per l’insieme dei gruppi ticinesi. O meglio, alcuni sì, altri no… A dipendenza di conoscenze, di rapporti, di simpatie.

In ogni caso, non si può aprire una porta e chiudere tutte le altre.

Manuela Camponovo

La presa di posizione del LAC sulle dichiarazioni di Finzi Pasca

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