«Quando una persona nasce ha un ticket in cui sono scritte tutte le sue malattie, le gioie, le disgrazie, le avventure. Una cosa ti accade e ti accorgi che era scritta nel biglietto: questa è sempre stata la mia filosofia. Molti miei compagni, invece, ai primi segni di vecchiaia si fanno venire l’esaurimento nervoso. Non lo sapevate che dopo la primavera c’è l’estate, poi l’autunno e l’inverno? Siete sorpresi?» – Queste parole, pronunciate dallo scrittore di successo Andrea Camilleri nell’aprile 2018, quando venne insignito del titolo di “Professore Emerito Honoris Causa” presso l’Università di Roma Tor Vergata, suonano tanto più significative oggi, giorno in cui l’autore siculo, all’età di 93 anni, è passato a miglior vita. Ricoverato un mese fa all’Ospedale Santo Spirito di Roma per un arresto cardiaco, lascia l’amatissima moglie Rosetta Dello Siesto (con cui era sposato dal 1947) e tre figlie, che gli diedero ben quattro nipoti.
La sua carriera inizia nel 1949, come delegato alla produzione, regista e sceneggiatore alla Rai, per la quale ha curato fra le più note produzioni poliziesche della TV italiana, come i telefilm del Tenente Sheridan e del Commissario Maigret, e a diverse messe in scena di opere teatrali, con un occhio di riguardo a Pirandello.
La scrittura prende il sopravvento al momento dell’abbandono del lavoro come regista/sceneggiatore per sopraggiunti limiti di età, diventando un caso letterario grazie allo straordinario successo ottenuto dai suoi libri. Dopo il romanzo d’esordio Il corso delle cose (1978), i suoi primi scritti sono in gran parte ispirati a episodi reali della storia siciliana, e già rivelano uno spiccato gusto dell’intreccio e una decisa inclinazione ai registri del comico e del grottesco. Nel 1994, con La forma dell’acqua, inaugura una serie di romanzi e racconti incentrati su un personaggio fisso: il commissario di polizia Salvo Montalbano, che nella cittadina immaginaria (ma inconfondibilmente siciliana) di Vigàta deve sbrogliare numerosi casi di omicidio e malaffare, tanto animato da un sentimento di giustizia quanto estraneo a preoccupazioni di carriera. La serie è continuata con Il cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La voce del violino (1997), La gita a Tindari (2000), L’odore della notte (2001), Il giro di boa (2003), La pazienza del ragno (2004), La luna di carta (2005), La vampa d’agosto e Le ali della sfinge (2006), La pista di sabbia (2007), Il campo del vasaio e L’età del dubbio (2008), La danza del gabbiano (2009) e con alcune raccolte di racconti (Un mese con Montalbano, 1998; Gli arancini di Montalbano, 1999; La paura di Montalbano, 2002; La prima indagine di Montalbano, 2004).
La produzione letteraria dello scrittore siculo è davvero immensa. Della sua produzione più recente vanno segnalati: nel 2015, La relazione, La giostra degli scambi, La targa e la raccolta di racconti Le vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta; nel 2016, Noli me tangere, L’altro capo del filo (con U. Gregoretti), Pinocchio (mal) visto dal gatto e la volpe, Topiopì e La cappella di famiglia; nel 2017, La rete di protezione, la raccolta di racconti autobiografici Esercizi di memoria e uno dei racconti contenuti dell’antologia Un anno in giallo; nel 2018, Il metodo Catalanotti, Ora dimmi di te. Lettera a Matilda e I tacchini non ringraziano (con P. Canevari); nel 2019, La casina di campagna. Tre memorie e un racconto, Km 123 e Il cuoco dell’Alcyon.
Questi sono solo alcuni dei suoi libri, che lo hanno reso meritevole di numerose lauree honoris causa, nonché di molteplici onorificenze. Non volendo ridurre l’omaggio a Camilleri ad uno sterile elenco di libri – comunque doveroso al fine di ricordare la grande notorietà ottenuta e l’immensa produzione letteraria – conviene forse soffermarci sull’uomo che egli fu. Lungi dal soccombere di fronte alle avversità della vita (così come a rinnegarle), fece fronte alle difficoltà traendone il lato positivo. «Da quando non vedo più, vedo meglio» – così affermò al Teatro Greco di Siracusa, in occasione dell’evento “Conversazione su Tiresia” (11 giugno 2018), ove propose al pubblico in chiave ironica e poetica la figura del mitico indovino cieco.
Ritornerà sul tema anche nel discorso che egli tenne quando venne insignito del titolo di “Professore Emerito Honoris causa”, a lui attribuito con le seguenti motivazioni: «[…] Con la sua narrativa storica, con le sue drammaturgie, con le sue sceneggiature televisive, con le sue regie, con i suoi romanzi d’indagine, Andrea Camilleri rappresenta la memoria civile di almeno quattro diverse generazioni del nostro Paese, dalla seconda guerra mondiale a oggi».
Proprio in quell’occasione Camilleri pronunciò un discorso particolarmente forte e commovente, con il quale conviene forse concludere questo breve omaggio: «La difficoltà della cecità non mi ha impedito di continuare a scrivere, con qualche sotterfugio e imparando a dettare. È stato un gesto coraggioso in età avanzata, quando invece si ha voglia di lasciare tutto. Io vorrei lasciare tutto questo coraggio a voi giovani. Quando uscirete dall’Università non tutto vi sarà facile, ma io vi auguro di tutto cuore di avere tutto il coraggio e la volontà per riuscire».
Lucrezia Greppi