11 luglio – Dopo Krasnoyarsk attraversiamo il famoso ponte sul fiume Yenisey, medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900 (quello originale). Entriamo nella Siberia orientale. Breve sosta a Uyar, ma noi (a sera) scendiamo a Ilansky, mentre il treno mantiene le sue due ore circa di ritardo. I tempi di permanenza sono ridotti per cui posso solo fare una veloce passeggiata e notare uno stravagante edificio di cui finora però non sono riuscita a capire nome e funzione, nonostante le mie ricerche in internet. Davanti ad esso troneggia una locomotiva a vapore posta su un piedistallo di marmo con una scritta di ringraziamento per il suo lavoro. Ho evitato di portarmi il mio tablet perché pare che l’ultimo fatto saliente di queste parti sia stato l’arresto di un fotografo che scattava dalla banchina…
Stiamo andando verso Irkutsk, dove molti scenderanno, per poi recarsi lungo le affascinanti coste del lago Baikal. Della capitale della Siberia, esilio dei Decabristi, avevo già scritto, essendo una delle tappe fondamentali della Transmongolica. Ora gli orologi andranno portati un’ora avanti. Pochissimi minuti di sosta a Tayshet, città tristemente famosa per il transito dei condannati ai gulag, ma che oggi è importante perché da qui i inizia la BAM, una linea parallela alla Transiberiana che passa a nord del lago Baikal.
Non abbiamo festeggiato perché era notte e dormivamo ma, poco dopo, al chilometro 4644, siamo giunti a metà strada del più lungo itinerario ferroviario del mondo.
Mi sono svegliata presto questa mattina, come sempre, ma finalmente accolta dal sole che finora non avevo quasi mai visto, salvo alcuni sprazzi tra le nuvole di un cielo perennemente ingrigito. Scorrono foreste ma anche prati. Lo scenario è spettacolare.
Qualcuno sarà curioso di sapere cosa si mangia, molti passeggeri si portano il cibo da casa e bivaccano negli scompartimenti. Io sperimento al ristorante, ma tutti i piatti hanno il gusto “rinvenuto” dei liofilizzati. Finora abbastanza gustose sono state una “cascia”, specie di zuppa con avena o riso e una frittata a colazione, il tutto accompagnato con il te (il caffè è offerto in bustine di una nota marca) e un panino al formaggio o al salame. Questo per la colazione, ma il pane è sempre quello già descritto. Si mangia tardi, per cui si spilucca il resto della giornata e l’altro pasto principale è la cena con minestra di pollo e vermicelli o cotoletta. Poca la verdura, sconsigliate le insalate, esile la frutta, una scodellina di fettine di arancia, mela, pera, acini d’uva. Non è certo qui che si può scoprire la gastronomia russa.
In precedenza avevo incontrato una quantità industriale di treni merci a dimostrazione dell’importanza commerciale di questa via. Ora il mio sguardo è immerso nella dolcezza del paesaggio che muta a mano a mano che ci si avvicina al Baikal.
Una bella giornata. Ma a Irkutsk è salita gente che vuole l’aria condizionata e la provonidtsa che per il treno è quello che un colonnello d’armata è per le truppe, ha preteso che chiudessi il finestrino dello scompartimento e, mentre mi stavo godendo il panorama, anche le tende in corridoio. È lei che comanda!
Dopo Irkutsk, ecco il Baikal, verso cui non faremo l’affascinante deviazione della Transmongolica, ma che costeggeremo per più di tre ore e come allora vedo gente sulla riva a campeggiare. Il bel tempo prosegue. Mi viene voglia di fare un tuffo, talmente l’acqua è vicina. La meravigliosa costa è punteggiata da boschetti, fiumi, come l’Angara e villaggi.
Al ristorante faccio la conoscenza di due donne russe, madre e figlia, dirette a Cita di ritorno da un pellegrinaggio religioso a San Pietroburgo, dove avevano visitato chiese, santuari, monasteri. Con l’aiuto di un interprete si discute di come la loro religiosità ortodossa sia risorta dopo l’epoca sovietica, mentre altrove il cattolicesimo pare indebolirsi. Tanti viaggiatori, altrettante storie. Il treno può essere una sintesi del mondo.
4. Continua