L’ultimo concerto di musica classica, per questa edizione del Longlake, punta in alto: un viaggio di parole e musica al cui centro c’è il mistero dell’uomo, della sua vita, ma anche delle sue cadute, e infine di Dio. Un concerto spirituale dedicato subito, all’inizio, dal violoncellista Christian Bellisario a Stefan Dymiter, conosciuto prima che morisse, che da cieco e autodidatta suonava il violoncello. Poi un pensiero di San Giovanni Paolo II a commento della recente tragica scomparsa di Vincent Lambert, anche a lui dedicato il concerto.
E infine la musica. Bach, Vivaldi, Schumann, Strauss e altri. Una musica che traduce in suoni delle parole che sferzano l’aria: sono quelle del monaco maronita libanese Charbel Makhlouf, vissuto più di un secolo fa. Esse ci accompagnano in un percorso interiore di riscoperta di noi stessi. Pronunciate dalla voce convincente di Bellisario, rischiarano la chiesa di San Nicolao a Lugano, ormai nella penombra una volta calata la sera.
C’è qualcosa, in quelle parole, che parla dell’umano che c’è in tutti noi. Parlano del “mistero della croce” ma lo fanno in un modo che ci tocca da vicino, soprattutto perché al dolore, alla morte, contrappongono una sola grande parola, rimedio di ogni male: amore. “Santifica – si raccomanda il monaco – l’attimo presente, la vita che stai vivendo con l’amore”. Dopodiché “lasciate riscrivere a Dio quello che deve riscrivere delle vostre vite”. Un invito, dunque, a intraprendere un cammino ben preciso, a orientare nuovamente le nostre esistenze; un messaggio potente, per dirci che il destino dell’uomo è uno solo: “una perpetua trasformazione da ciò che è materiale in luce”. L’uomo è destinato al bene, alla luce. E un delicato suono d’arpa, quello della brava Motoko Tanaka, che pizzica le corde con grande espressività, viene a sottolinearlo, a “dirlo in musica”, perché forse così è più facile capirlo e toccare le corde del cuore. Ogni nota ripete il messaggio del monaco: “Avanti con coraggio, con ardore, perché le lacrime non fanno la salvezza. Occorre vincere la nostra debolezza, non farne un pretesto. Anziché tessere le lodi delle vostre catene, scioglietele”. E sciolti in un commosso applauso anche gli spettatori hanno sicuramente gradito, imparando che “fin dall’origine era l’amore che è il fondamento dell’universo, la legge e il termine di tutte le cose.”
Laura Quadri