Un gruppo di ricercatori dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB, affiliato all’USI) hanno scoperto e identificato una molecola in grado di riconoscere le molteplici varianti dell’influenza e di conseguenza ‘dirigere’ la risposta immunitaria negli individui affetti dalla malattia. I risultati della ricerca, che aprono la strada per la progettazione di terapie alternative alla vaccinazione, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Microbiology.
L’influenza è una delle malattie più comuni responsabili di ricoveri multipli in tutto il mondo, specialmente in persone anziane e con sistemi immunitari compromessi. Tuttavia, nonostante lo sviluppo di vaccini efficaci, il virus è in grado di mutare e sfuggire alle difese dell’organismo, e per proteggersi è quindi necessaria una riformulazione annuale del vaccino. Finora, la ricerca scientifica si è concentrata sullo studio di modi alternativi per neutralizzare completamente il virus per evitare la rivaccinazione annuale.
I ricercatori dell’IRB, diretti dal Dr. Santiago González, hanno identificato la molecola denominata SIGN-R1, che è in grado di riconoscere molteplici varianti del virus dell’influenza e, successivamente, dirigere la risposta immunitaria per eliminarlo. La SIGN-R1 è, inoltre, in grado anche di legarsi ad altri importanti agenti patogeni respiratori come lo Streptococcus pneumoniae.
I risultati dello studio aprono la strada alla progettazione di terapie alternative alla vaccinazione contro gli agenti patogeni respiratori, compreso il virus dell’influenza, basate sull’uso di nuove molecole della stessa famiglia della SIGN-R1. I potenziali trattamenti basati su queste molecole potrebbero infatti essere utilizzati in tutti i casi clinici in cui i pazienti sono già infetti e in cui la vaccinazione non è efficiente, o in quei casi in cui i vaccini non sono molto efficaci (anziani e bambini) per migliorare l’effetto del vaccino.
Il lavoro dei ricercatori dell’IRB (Bellinzona), che si è svolto in collaborazione con ricercatori statunitensi della Harvard Medical School (Boston) e della Mount Sinai School of Medicine (New York) e francesi dell’Università di Tolosa, è sostenuto dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, dalla Commissione Europea (Marie Curie Action Career Integration Grant) e dal progetto SystemsX.ch.