Sono passati ottocento anni da quando, nel 1219 durante la V crociata, Francesco d’Assisi si imbarca per raggiungere la Terra Santa. La destinazione finale è la città di Damietta sul delta del Nilo, considerata dai crociati la chiave per raggiungere il Cairo e puntare dritti al cuore dell’esercito musulmano nell’impossibilità di conquistare Gerusalemme. Una volta a Damietta, Francesco incontra diversi re cristiani e il legato apostolico Pelagio Galvan che è contrario alla proposta del sultano di cedere Gerusalemme ai crociati ponendo fine alle ostilità in Egitto. L’intento di Pelagio infatti era quello di annientare definitivamente l’armata musulmana di cui – è convinto – il cuore sia proprio in Egitto. Il 29 agosto 1219, più di 6000 crociati muoiono in battaglia ed è proprio questa sconfitta che spingerà Francesco d’Assisi a recarsi da Malik al-Kamil, nipote di Saladino e sultano d’Egitto e Siria. Francesco non ha in mente strategie per risolvere il conflitto, né cerca vie di compromessi: si presenta come semplice cristiano e viene accolto come ambasciatore di pace. Durante l’incontro Francesco annuncia al sultano la sua fede in Cristo, dichiarando a motivo della sua visita la salvezza di al-Kamil e del suo popolo.
È proprio questo avvenimento che dà vita allo spettacolo Francesco e il Sultano, in scena il 20 e 21 agosto nell’ambito del Meeting di Rimini (Fiera di Rimini, ore 21:45, Arena Percorsi A2). Lo spettacolo si interroga su cosa convinse il Sultano e cosa lo conquistò nella figura di Francesco. E, inoltre, ci si chiede come Francesco trovò il coraggio e la forza, la semplicità per compiere questo gesto.
Attraverso parole, musica e canto, Francesco e il Sultano esplora ciò che questo fatto di ottocento anni fa può dire al presente, per capire che cosa c’è all’origine della possibilità della pace e da quale posizione umana può essere costruita.
Sullo sfondo della narrazione principale vi sono due donne che raccontano l’incontro di due uomini. Una è Mirna Kassis e l’altra Valeria Khadija Collina; la prima siriana, cristiana di Damasco, la seconda, italiana e convertita all’Islam, cui si intreccerà la musica di Fabio Mina. Questo incontro fra due donne del nostro tempo permetterà loro di conoscersi e paragonarsi con i fatti di allora; un incontro che, oggi come allora, apparentemente non cambia le sorti del mondo, ma che costruisce un ponte fra due persone. La storia dell’incontro tra questi due uomini (e fra le due protagoniste) ci lancia una sfida: è possibile incontrare l’altro senza rinunciare a nulla della propria identità?
In questo nostro tempo così facile al conflitto, in cui le possibilità sembrano essere solo quelle del muro contro muro, la storia di questi due uomini mostra che è possibile una via diversa. Proprio andando a fondo della loro rispettiva fede, trovano il terreno comune su cui costruire il desiderio di pace, di bene, di costruzione che li costituisce entrambi.
Lo spettacolo si svolge idealmente nel villaggio di Ainalsharaa sulle montagne siriane non lontano da Damasco, dove Mirna Kassis viveva con la sua famiglia. Il nome significa “il pozzo dei poeti” e identifica la fonte dove gli abitanti del luogo attingevano l’acqua: luogo di incontro tra persone di diversa cultura religione.
Gli autori dello spettacolo sono Otello Cenci (che ne è anche il regista) e Giampiero Pizzol. Recitano Mirna Kassis, Valeria Khadija Collina e Fabio Mina. Le illustrazioni dello spettacolo sono di Alice Tamburini.
Lo spettacolo è stato realizzato in collaborazione con il Museo Interreligioso di Bertinoro, Percorsi Francescani, Coreis e con il patrocinio di Custodia Terrae Sanctae.
Corinne Bianchi