Musica

Roberto Vecchioni insignito del Premio leopardiano “La Ginestra”

Il cantautore italiano Roberto Vecchioni in occasione de “L’Infinito Tour”. © Stefanino Benni

Il prestigioso riconoscimento letterario leopardiano, il Premio “La Ginestra”, è stato quest’anno assegnato a Roberto Vecchioni per il suo ultimo album, L’infinito, pubblicato proprio a ridosso del duecentesimo anniversario dell’omonima poesia di Giacomo Leopardi. La cerimonia di premiazione si è svolta ieri sera – mercoledì 11 settembre – presso la Villa delle Ginestre di Torre del Greco, a Napoli.

Destino vuole che ad ispirare le canzoni che sarebbero poi entrate nell’ultimo album del cantautore italiano fu proprio il soggiorno napoletano del poeta recanatese, avvenuto negli ultimi anni della sua vita, e durante il quale scrisse due canti splendidi e assai significativi: La Ginestra, ove celebra la forza del fiore del deserto, alle pendici del Vesuvio, che spande il suo profumo nel desolato paesaggio vulcanico; e Il tramonto della luna, scritto sul letto di morte, e in cui – come ha fatto notare Vecchioni stesso – utilizza per la prima volta la parola “sole”: «Tutti quelli che hanno letto Leopardi si aspetterebbero che venga giù la notte, il buio, la fine. Ma no: negli ultimi versi della sua vita, lui dopo la notte fa sorgere il sole, un sole bellissimo, e fa illuminare tutta la terra. […] Era l’esempio che volevo, quello più grande».

Ulteriore felice coincidenza è il fatto che le ultime due poesie di Leopardi, ispiratrici delle più recenti canzoni di Vecchioni, vennero composte proprio a Villa della Ginestra (al tempo chiamata Villa Ferrigni), dove, come preannunciato, si è svolta la cerimonia di premiazione del prestigioso riconoscimento.

Il cantautore ha più volte dichiarato che l’eco leopardiana del titolo dell’album – composto a sua detta «non [da] dodici canzoni, ma [da] una sola lunga canzone divisa in dodici momenti» – non è stata affatto una scelta casuale: «Scegliere Leopardi per celebrare la vita poteva sembrare assurdo, ma ho affrontato un Leopardi 2.0, un Leopardi che, chiuso nel suo pessimismo cosmico, sapeva anche ridere». Per molti Leopardi è il poeta dell’infelicità, tuttavia Vecchioni non si ferma a questa analisi, e coglie il fatto che la poetica dello scrittore recanatese si nutre di una inesausta passione per l’uomo, e di una ferma contestazione contro tutto ciò che avvilisce. A tal proposito il cantautore, un po’ provocatoriamente, ha di recente affermato che «Giacomo Leopardi era più cattivo dei trapper di oggi», aggiungendo che questi «non mascherava l’ipocrisia e la rabbia contro le ingiustizie sociali. Era il capofila di chi non si sentiva capito dalla vita. E ancora oggi è amato dagli studenti per quella malinconia che esprimeva e perché come lui i ragazzi non capiscono il mondo che hanno davanti». L’infinito è dunque un album-manifesto che celebra la vita e rivendica la necessità di trovare l’infinito «al di qua» della siepe: «Quella siepe che il guardo esclude, costringe ciascuno a guardare nel proprio cuore», ha affermato il cantautore in occasione della cerimonia di premiazione.

Roberto Vecchioni non ha nascosto di essere stato non poco sorpreso dall’assegnazione del premio “La Ginestra”: «Un premio che mi ha sorpreso e che forse non meritavo nemmeno: c’erano studiosi più all’altezza di me. Un riconoscimento accademico che mi inorgoglisce», e che si va ad aggiungere, come ha ricordato lo stesso cantautore ieri sera, al Premio Montale, ricevuto nel 2012. Se è vero che il Premio “La Ginestra” è solitamente assegnato a critici, filologi o filosofi che hanno discusso o interpretato aspetti del mondo di Leopardi, l’assegnazione è tutt’altro che immeritata. Illuminante a tal proposito la motivazione individuata dal Comitato Scientifico del Premio, presieduto dal Prof. Gaetano Manfredi, Rettore dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Nella nota ufficiale si legge: «La Giuria ha inteso celebrare questa volta un disco e un grande cantante-compositore, uno dei maggiori protagonisti della musica italiana di questi anni. Proprio nella ricorrenza del secondo centenario della composizione dell’Infinito, il testo forse più famoso di Leopardi, non poteva esserci una scelta più giusta e necessaria. La scelta del titolo ha un valore simbolico speciale. Segnala l’irradiazione della lirica leopardiana e delle situazioni che l’hanno resa memorabile nel tessuto dell’esperienza quotidiana e contemporanea. Vecchioni sviluppa con i mezzi del suo linguaggio di artista – parole e musica – temi cruciali di Leopardi e ne fa letteralmente canto».

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