Giornalismo

Ecco i vincitori del Premio di giornalismo della Svizzera Italiana

 

Il giornalista Marco Travaglio.

Sono stati proclamati questa sera al LAC di Lugano i vincitori della IX edizione del Premio di Giornalismo della Svizzera Italiana. La giuria, presieduta da Franca Verda Hunziker e composta di nove membri – professionisti di tutte le principali testate della Svizzera Italiana e specialisti in comunicazione – ha attribuito sei premi singoli e tre menzioni.

Il Premio, fondato nel 2001 e a scadenza biennale, intende promuovere il giornalismo di qualità, espresso attraverso tutti gli strumenti e le modalità che caratterizzano oggi la professione; ed è promosso dall’Associazione Ticinese dei Giornalisti e da BancaStato con il patrocinio del Consigliere di Stato, Manuele Bertoli direttore del DECS. Sono ben sei le categorie alla quale è previsto un riconoscimento: Stampa scritta, Televisione, Radio, Fotografia, Online e Giornalisti di domani.
Presenti alla cerimonia di quest’anno numerosi giornalisti e ospiti tra cui il Consigliere di Stato, Bertoli, e il giornalista Marco Travaglio, direttore della testata italiana “Il Fatto Quotidiano”, intervistato dalla collega Alessia Caldelari.

Le categorie e i relativi vincitori…

CATEGORIA STAMPA SCRITTA

Vince la categoria Anna Riva con L’identità rubata dei bambini adottati, pubblicato sul “Corriere del Ticino” il 23 luglio 2018.
Scritto con bel taglio giornalistico e delicata sensibilità femminile attenta ai risvolti psicologici del tema, l’articolo indaga su adozioni di minori dello Sri Lanka in Svizzera e più in generale in Europa negli anni ’80 del secolo scorso, evidenziando casi di pratiche illecite e documenti falsificati. Questa tematica è poco nota all’opinione pubblica. Il testo principale è affiancato e bilanciato da un’intervista a Joëlle Schickel-Küng, responsabile dell’Amministrazione centrale in materia di adozioni internazionali presso l’Ufficio federale di giustizia.

Menzione:
Riceve una menzione Filippo Rossi per il suo servizio d’inchiesta L’inferno dei rifugiati eritrei che più nessuno accoglie, pubblicato sul “Corriere del Ticino” il 2 ottobre 2017.
L’ampio reportage tratta il tema di quei profughi eritrei e sudanesi che lo Stato di Israele dirotta verso Ruanda e Uganda. Raccogliendo testimonianze di migranti, di portavoce ufficiali e di attivisti di ONG, l’autore cerca di ricostruire una realtà complessa e con zone d’ombra che chiama in causa interessi spesso divergenti di vari Stati.
Scritto con chiarezza cronachistica ma in modo emozionalmente coinvolgente, l’articolo evidenzia una diversa sfaccettatura dell’immigrazione. Se siamo bombardati di informazioni su quanto succede in Europa e Nord America, qui emergono le problematiche meno note di rifugiati in altri continenti.

 

CATEGORIA TELEVISIONE

Vince la categoria televisione Philippe Blanc con il reportage 43. Il Ponte spezzato, RSI, LA 1, Falò.
Un reportage che racconta la tragedia avvenuta a Genova il 14 agosto del 2018 e indaga sulle cause che portarono al crollo del Ponte Morandi e alla morte di 43 persone. Con un taglio rigoroso e accattivante, Philippe Blanc ci trasmette informazioni e emozioni, senza mai concedere nulla al voyeurismo, che in casi analoghi costituisce un rischio sempre incombente. Le immagini sono molto curate così come l’articolazione tra i video e audio, vera e propria riuscita stilistica, sempre complementari nel loro accavallarsi. I toni sono sobri, le informazioni chiare così come lineare appare l’inchiesta giornalistica: il susseguirsi di interlocutori non crea mai confusione, gli elementi di indagine si chiariscono progressivamente anche perché si inseriscono in un susseguirsi logico, con un apparente gran lavoro di scrematura che consente di captare gli elementi essenziali senza perdersi in troppe informazioni. Anche i termini tecnici, come gli ormai celebri “stralli”, vengono spiegati con chiarezza e non si tramutano nella comunicazione in eccessivi tecnicismi. La ricostruzione della tragedia passa senza soluzione di continuità dal registro investigativo a quello emotivo, dal punto di vista di chi indaga, dei periti e degli esperti, alle testimonianze di chi visse in prima persona quel dramma. Queste ultime sono particolarmente forti per la loro essenzialità e l’impressione di autenticità che trasmettono, vivide non mediate, malgrado la presenza della telecamera.  Particolarmente efficace e certamente determinante nell’ottenimento di un risultato di tale qualità il lavoro di montaggio di Andrea Levorato, esemplare per precisione e ricerca di soluzioni originali. Da notare anche il ritmo sostenuto, ma mai eccessivo, sostanzialmente equilibrato che permette a chi lo guarda di usufruire, senza cali di tensione, di un formato comunque impegnativo.

 

CATEGORIA RADIO

Vince la categoria radio Alessandro Tini con il servizio La morte era dietro di me, RSI, Rete Uno, Cronache regionali della Svizzera italiana.
Il servizio trasmesso alle Cronache regionali (Rete 1) e anche sulle onde della RTR, Radio Retoromancia, è un pezzo fortissimo.
È la radio che fissa un’eccezionale fotografia sonora della tragedia di Bondo. ’impeccabile ‘scatto’ è reso possibile da una testimonianza straordinaria che entra a pieno titolo nella storia medesima della frana in val Bondasca. Il cronista ha la bravura (e anche la fortuna che spesso aiuta gli audaci) di raccogliere la perla del racconto di Gianna e di lasciare che sia lei, la donna scampata per un soffio alla morte, a narrare la drammatica esperienza e le travolgenti e coinvolgenti emozioni provate.
La vibrante voce della testimone e i suoni (natura e note di pianoforte) sono mirabilmente combinati. C’è delicatezza, c’è rispetto, c’è senso profondo del dovere di cronaca.
È la radio migliore.

 

CATEGORIA ONLINE

Vince la categoria online Giorgia von Niederhäusern, con il lavoro Sogni cari pubblicato sul sito di “Cooperazione”.
Sogni cari rivela aspetti in ombra di una professione- quella del pilota- considerata prestigiosa e addirittura da sogno, ma che oggi mostra in tutta la sua crudezza effetti collaterali preoccupanti, non solo per i piloti, ma anche per la sicurezza stessa dei passeggeri. Il contributo è ben strutturato, frutto di volontà di approfondimento e di indagine, e propone testimonianze credibili di prima mano, con collegamenti ipertestuali complementari e diversificati. La corsa al low cost, la spietata concorrenza internazionale tra vettori non risparmia difficoltà sempre più evidenti anche a compagnie consolidate, indotte a pratiche poco ortodosse per mantenere una flotta di piloti professionisti. “Sogni cari” di Giorgia von Niederhäusern rivela come tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, le condizioni contrattuali dei piloti di linea siano peggiorate: aumento delle ore di lavoro, contrazione dei salari. Il fenomeno riguarda non solo compagnie in grave crisi come SkyWork ( poi fallita), Alitalia o Ryanair. Persino Swissair ha infatti contratto i salari dei suoi giovani piloti del 30% negli ultimi 15 anni.
Il servizio poggia su una ricerca approfondita con testimonianze credibili di piloti costretti, per esempio, a pagare di tasca propria per poter volare e perfezionarsi al servizio di una compagnia.
Un servizio multimediale che rivela aspetti poco noti di una crisi dovuta a una globalizzazione spietata che alla fine pregiudica anche la stessa sicurezza dei voli.

Menzione:
Una menzione speciale va al servizio multimediale La storia di Tap, un gasdotto svizzero, pubblicato su “RSI News”.
Tratta della controversa storia infinita del Gasdotto Trans-Adriatico TAP, (Trans Adriatic Pipeline).
Un lavoro molto interessante che ricostruisce sin dalla sua nascita, su una tovaglietta di un birrificio di Baar, questo ambizioso progetto energetico svizzero dalle complesse implicazioni geopolitiche internazionali.
L’inchiesta ricostruisce con notevole impegno e ampio respiro l’evoluzione, le difficoltà e gli ostacoli incontrati cammin facendo. Chiude il servizio una cronologia che si arresta purtroppo al 2012, con la segnalazione, alla fine del contributo, della volontà di offrire un seguito.
La presente menzione invita quindi a un auspicabile completamento del lavoro svolto, che arrivi fino ai giorni nostri, prestando particolare attenzione alle necessità divulgative che un tema complesso come quello del TAP comporta e approfondendo gli aspetti sociali e ambientali più controversi.

 

CATEGORIA FOTOGRAFIA

Per la categoria fotografia – cronaca vince Samuel Golay con l’immagine che mostra il Vincitore del Pardo d’oro al Locarno Film Festival del 2017 Wang Bing (Regista della Pellicola Mrs.Fang). Molto apprezzata la particolarità del gioco di luci sul trofeo fra le mani di Wang Bing, un riverbero che fa apparire il Pardo «dietro le sbarre».

Per la categoria fotografia – sport vince Pablo Gianinazzi con lo scatto che fissa l’enorme delusione del portiere dell’Hockey Club Lugano, Elvis Merzlikins, subito dopo la settima ed ultima partita, persa contro la squadra zurighese dei Lyons, nella Finale del Campionato Svizzero.

 

CATEGORIA GIORNALISTI DI DOMANI

Riceve una menzione per il suo articolo Fast food: solo malsano?, pubblicato su “L’Universo”.
Rachele Alice Bonalanza analizza anche dal punto di vista storico il significato di “fast food” e, prendendo le distanze dal significato negativo attribuito in genere al termine, riflette e approfondisce i pro e i contro. Mostrando di non aderire supinamente a un luogo comune.

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