Si è tenuto giovedì 3 ottobre alla scuola Vidoletti di Varese, l’incontro: Migranti dell’Associazione Nazione Umana. Nell’ambito della serata presentata da Gisa Legatti è stato ospite Giovanni Maria Bellu, autore de: I fantasmi di Portopalo. Il libro racconta una tragica vicenda risalente al 1996. Una nave con trecento giovani uomini di origine pakistana, indiana e tamil naufragò nel canale di Sicilia durante quello che a tutti gli effetti fu il più grande naufragio della storia del Mediterraneo dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Il fatto passò quasi del tutto sotto silenzio sebbene i superstiti lo avessero raccontato nei dettagli quando furono arrestati dalla polizia greca. Le autorità italiane bollarono le testimonianze come non attendibili perché non erano stato trovato neanche un corpo delle vittime.
Solo cinque anni dopo si scoprì la verità grazie a Salvo Lupo, un pescatore di Portopalo di Capo Passero. Questi rivelò la sconcertante verità al giornalista Giovanni Maria Bellu: i cadaveri erano stati ritrovati, ma i pescatori avevano deciso di lasciarli dov’erano. L’avvio delle indagini infatti avrebbe significato la chiusura dello spazio di pesca per un tempo indefinibile e ciò avrebbe comportato un ingente danno economico.
A questa vicenda particolare si intrecciò a livello più generale il fatto che l’Italia avrebbe visto rallentato il suo ingresso nel sistema di Schengen. A causa dei suoi confini definiti “colabrodo” dalla stampa inglese era infatti guardata con diffidenza: gli altri Paesi Europei temevano che una volta cadute le frontiere, i migranti dopo aver transitato per l’Italia si sarebbero sparsi per l’Europa. Se la notizia del naufragio si fosse diffusa si sarebbe avuta la conferma del sospetto; fu così che le autorità italiane girarono le spalle alla vicenda.
Il libro narra l’inchiesta giornalistica di Bellu che portò nel 2001 a ricostruire il fatto. Una vicenda che continua a chiamare a interrogarsi le coscienze dell’intera Europa.
Il dramma de “I fantasmi di Portopalo” ricordato nell’incontro “Migranti” a Varese
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