Ci vogliono l’estro didattico e la curiosità di Riccardo Blumer, architetto e designer alla direzione dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, per organizzare l’incontro fra due mondi apparentemente distanti: la danza di Virgilio Sieni e la secolare arte del puparo siciliano Mimmo Cuticchio.
Ieri sera l’ampia scena circolare del teatro dell’istituto ha richiamato gli studenti dell’ateneo ma anche una discreta fetta di pubblico.
In effetti sarebbe stato un delitto mancare a un appuntamento così insolito e inedito che non ha deluso le aspettative.
Due maestri a confronto per oltre un’ora di eccellenza performativa, due grandi artisti insieme per raccontare la relazione fra corpo e pupo, fra ascolto e tattilità, fra la danza e la sublime tecnica dell’animazione della marionetta. Una Nudità, questo il titolo dello spettacolo, aperta a mille storie possibili.
Un’esibizione che ha silenziosamente raccontato tutto quello che può accompagnare il movimento, l’equilibrio, la gravità, l’appoggio e il contatto fisico fra due entità animate e simili.
A confronto due mondi apparentemente lontani, ognuno con la propria identità ma simili, dalla millenaria esperienza umana alla secolare tradizione dell’Opera dei Pupi, caposaldo teatrale nell’incontro fra cultura popolare e le epiche gesta dei cavalieri, dalla Chanson de Roland alla disperata follia d’amore di Orlando.
Ma non si è trattato però di sognare le imprese di audaci cavalieri, trepidanti donzelle, maghi o esseri fantastici, bensì di un articolato sviluppo intorno al rapporto fra due corpi in un continuo scambio sui fondamenti della vita.
Dal camminare aprendo le braccia al cadere in ginocchio, dal cercarsi al respingersi, dal prendersi per mano a salire in groppa, dal gioco all’amore in un continuo respiro poetico accompagnato dai suoni gravi di una cavata profonda: pochi minuti in loop di una composizione per archi dell’accoppiata Lynch-Badalamenti, un crescendo ripetuto per cadenzare la liturgia dei movimenti su un tappeto di pannelli di cartone.
“Una griglia”, ha raccontato Sieni, “che ci ricorda la “Flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca: enigmatico primo straordinario esempio prospettico nella storia della pittura italiana”.
Se da un lato della griglia agiva il corpo di Sieni in un’ostinata sequenza di scomposizione dei movimenti, dall’altro lo inseguiva il suo alter ego, lo scheletro del pupo (cioè senza costume né colorato), la “nudità” animata da Cuticchio che racconta le leggi naturali dando vita a una sorta di trasfigurazione fra tecnica e magia in simbiosi con le evoluzioni del danzatore.
Un emozionante percorso che ha avuto quale epilogo la magistrale prova di Cuticchio nel restituire al pupo le sonorità teatrali con la pazzia di Orlando: un appassionante martellamento sillabico nella sua iperbole barocca, un ritorno alle origini per un omaggio al rinnovamento della tradizione.
Giorgio Thoeni