Il terzo weekend del Festival internazionale ha portato in scena tre compagnie arrivate per la prima volta a Lugano.
Il Circo Poeira del brasiliano Caio Stolai, sabato pomeriggio con una creazione poetica, delicata, forse anche troppo per i più inquieti bambini piccoli, abituati purtroppo ad altri ritmi mediatici. Invece, con Circo Polvere, in maniera speculare, il giovane clown ci mostra visioni e numeri come proiettati dalla memoria del suo pupazzo, un pagliaccio al tramonto che rievoca i fasti strabilianti del passato. Muovendo a vista e, a volte, addirittura “indossando” i protagonisti che si avvicendano sul palco, davanti anche alle facce di un pubblico finto, ecco i cavalli e le acrobazie delle cavallerizze sul loro dorso; il gruppo di elefantini che formano una piramide; da un baule spunta un cinese giocoliere di piatti; e da dietro un’altra cassa il mangiatore di fuoco, unica concessione all’effetto speciale della fiamma; Stolai dimostra di saperci fare di suo con le palline ad esempio o quando presta le sue mani ad un pupazzo che pericolosamente si diletta anche con le spade. Poi ecco il momento più lirico, quando si apre uno sportello e fa intravvedere una sorta di camerino d’antan, dal quale esce la ballerina del cuore, una parentesi di malinconico romanticismo, di una caduta e un bacio rubato, passi di danza che si concludono nel ritorno inerte della figurina in quel ripostiglio del ricordo. La vecchiaia, il tempo che passa, seduto sulla sua sedia il clown non può che affidarsi alla sua nostalgica memoria. Dietro tutto questo c’è una storia. Poletti dice sempre che ormai è finita la stagione delle marionette per adulti, ma si possono scoprire spettacoli che offrono diversi livelli di lettura. Questo è senz’altro destinato anche alle persone con un’esperienza più lunga in grado di cogliere, al di là del gioco, il senso profondo di ciò che è mostrato. In fatto di affluenza il festival conosce alti e bassi, non molte persone allo spettacolo di sabato.
Ma il pubblico del festival mostra di apprezza l’orario della domenica mattina, accorrendo in folla al Teatro Foce, come è successo in effetti anche questa mattina per il delizioso spettacolo, consigliato alla fascia d’età più bassa, dai 2 anni e mezzo. La compagnia olandese Koekla ha presentato La piccola talpa Bim, una casetta double face, due sagome di natura e fiori, un tavolino sul quale animare altre scenette e tanti animaletti, oltre alla protagonista, farfalle e farfallone, uccelli, un gattone e un cane, un bruco e una lumachina, di diverse dimensioni, allegri, buffi e colorati, mossi a vista dalla burattinaia (l’ucraina Cristina Bukova, “koekla” in russo e polacco significa marionetta) direttamente con le mani o con delle sottili stanghette di metallo flessibile. Su musichette dolci, con tranquillità rassicurante, poche parole e sonorità onomatopeiche, ecco la storia della talpa che vorrebbe volare e finisce sempre con il cadere, che fa amicizia con un uccellino in perenne ricerca della mamma… Il gattone furbo e predatore lo cattura e assistiamo poi alla trasformazione dell’animatrice in padrona del gatto capriccioso al quale dà da mangiare, mentre la talpa libera l’uccellino ma deve portarlo dal dottore perché ha un’ala rotta. La casetta ruota su se stessa e si trasforma in ambiente d’infermeria; l’animatrice in crocerossina, istruita dal cane dottore. ricuce l’ala, naturalmente l’uccellino torna a volare, ritrova la sua mamma e anche la talpa, con l’aiuto del soffio di tutta la platea, riesce a librarsi in aria con le sue ali posticce. Così si sviluppa la storia per piccolissimi, con amati pupazzi, che muovono becchi o zampe, saltellano, camminano o volano… Una natura tridimensionale che non si trova certo nei filmetti di tv, computer o videogiochi.
Un po’ meno affluenza, ma più di ieri, per lo spettacolo pomeridiano, Cabaret delle marionette con una compagnia spagnola (Ola Mukin e Mau Teatro). In scena una polacca e un cileno che si travestono un po’ alla moda di esploratori primo Novecento e muovono i loro pupazzi a vista creando storie stralunate e grottesche secondo il gusto e le atmosfere tipiche iberiche. C’è un mago che si diletta in apparizioni e sparizioni, in particolare di galline e uova; poi entrano in scena una piccola astronave e un marziano dallo spirito ecologico che, con il loro linguaggio strampalato e mimando, si lamentano chiaramente della plastica, del disordine e della sporcizia terrestre. Il colpo di scena più singolare e ad effetto è quando marionettista e pupazzo-mago entrano in un sacco teso anche da una signora della platea per uscirne: Il pupazzo a dimensioni umane (attraverso la trasformazione e il mascheramento della stessa marionettista), mentre una bambolina-fantoccio compare con le fattezze dell’animatrice, in un sorprendente gioco speculare. Scherzano ma sono abili nel mestiere di prestigiatori.
Prossimo appuntamento mercoledì pomeriggio con la produzione di Musicateatro, Il piccolo teatro di Tartinovski, un adattamento della creazione autobiografica di Poletti in formato più leggero.
Manuela Camponovo