Domenica 24 novembre al Museo Vincenzo Vela (ore 11.00) torna il Trio Vincenzo Vela con un originalissimo concerto ispirato alla mostra in corso, Giappone. L’arte nel quotidiano (visitabile fino all’8 marzo 2020), con un repertorio giapponese di inizio Novecento in dialogo con compositori europei coevi di Vela.
Come oramai da diversi anni, il Trio Vincenzo Vela, composto da Sarah Albertoni al clarinetto, Claude Hauri al violoncello e, dall’autunno di quest’anno, Corrado Greco al pianoforte, propone un’originale matinée musicale che si ispira alla figura dello scultore Vincenzo Vela e alla mostra in corso dedicata al Giappone.
Un viaggio che si diparte dall’Italia, da Gaetano Donizetti, (ricordiamo il monumento funerario L’armonia dolente che Vincenzo Vela realizzò in ricordo del grande compositore), con la trascrizione della celeberrima aria Una furtiva lagrima tratta da L’elisir d’amore, opera tra le più fortunate del compositore bergamasco, composta sullo splendido libretto di Felice Romani, e andata in scena il 12 maggio 1832 al Teatro della Canobbiana di Milano. Alla “prima” l’aria fu cantata dal tenore Giovan Battista Genero.
Carlo Graziani-Walter è oggi un musicista pressoché dimenticato, che i collezionisti di spartiti ben conoscono per la bellezza della grafica dei suoi brani cameristici e pianistici, spesso illustrati da celebri pittori. Nato a Bruxelles nel 1851, fu compositore e mandolinista e al mandolino dedicò anche un dotto trattato pubblicato a Lipsia nel 1900. Nel 1899 visitò Venezia e da allora decise di stabilirsi in Italia, e a Firenze morì nel 1927. Sua è la Fantasia appassionata su temi della Madama Butterfly di Giacomo Puccini, opera ambientata in Giappone.
Si prosegue l’excursus musicale sostando nel Paese del Sol Levante con il capolavoro per violoncello solo, Bunraku, scritto nel 1960 da Toshiro Mayuzumi, che ripropone le sonorità e i ritmi tipici del teatro giapponese. Un arrangiamento del celebre Coro a bocca chiusa tratto dalla Madama Butterfly di Puccini riporterà verso l’Italia, seguito da una romanza tratta da La forza del destino di Giuseppe Verdi, che lo stesso Vincenzo Vela aveva conosciuto a Milano.
In repertorio anche due pagine di rara fattura: le brillanti Variazioni sul tema dal Mosè di Rossini scritte da Bohuslav Martinu, composte nel 1942 in uno stile più giocoso e leggero, ma dense di una scrittura altamente virtuosistica, e dedicate al grande violoncellista Grigorij Pjatigorskij, e la deliziosa Serenata op. 24 di Emil Hartmann, coevo di Vela e sapiente compositore danese.
Hartmann, nato a Copenaghen nel 1836, cognato del più noto Niels W. Gade, lavorò diversi anni a Lipsia e, tornato in Danimarca, rivestì il ruolo di organista in diverse chiese. Compositore di musica sacra, scrisse anche balletti, opere e singspiel oltre ad alcune sinfonie, musica da camera e per pianoforte solo. La Serenata op. 24 fu composta nel 1878 in tre movimenti e risente in parte di influssi brahmsiani.