Cultura

Tracce poetiche tra Ticino e Lombardia

La mostra “Esperienze poetiche tra Ticino e Lombardia” alla Biblioteca Cantonale di Bellinzona.

«La pantera profumata non si lascia prendere neanche per la coda», avvertiva Zanzotto ricordando la celebre e longeva allegoria che simboleggia la natura fugace della Poesia. A catturare lo sfuggente felino, inseguito ripercorrendone le tracce lasciate in terra lombarda e ticinese, vi hanno pensato Giovanni Bonoldi, presidente dell’associazione culturale milanese dipoesia, Stefano Vassere, direttore della Biblioteca Cantonale di Bellinzona, e Paola Piffaretti, responsabile delle attività culturali. La profumata scia della fuggevole pantera è stata cristallizzata nelle pagine fluttuanti della mostra Esperienze poetiche tra Ticino e Lombardia, ove sono immortalate le poesie di undici poeti ticinesi – in dialogo con altrettanti autori lombardi – affiancate dalle solide raccolte da cui sono tratte. La mostra poetica accoglie il visitatore della Biblioteca di Bellinzona, che addentrandovisi si trova come immerso in un labirintico gioco di echi e richiami testuali, in cui le voci del passato si intrecciano a quelle del presente, dal luinese Vittorio Sereni al ticinese Fabio Pusterla.

L’esposizione trae origine dalla rassegna di poesia italiana contemporanea Grechettodipoesia, che dal 2017 propone appuntamenti trimestrali con poeti della Svizzera italiana nel cuore di Milano, a Palazzo Sormani. Visitabile sino all’11 gennaio 2020, la mostra è itinerante: verrà infatti proposta in altre biblioteche del Cantone e in Lombardia, così come in altri siti adatti ad accoglierla. Ad annunciarlo è stato Stefano Vassere ieri, il quale ha poi ceduto la parola a Giovanni Bonoldi, non prima di aver constatato la felice presenza di un gremito pubblico, riunitosi nella saletta della Biblioteca Cantonale di Bellinzona per ascoltare gli ospiti della serata: Fabiano Alborghetti, Pierre Lepori e Margherita Coldesina. Bonoldi, uno dei maggiori promotori della poesia alle nostre latitudini, ha ribadito l’incoraggiante riscontro per l’iniziativa: «il successo della poesia è legato a quanto venga capita, amata e ampliata da chi la legge», deve essere compresa per essere apprezzata, ha concluso Bonoldi.

 

Quanto sia difficile e insieme gratificante diffondere la cultura letteraria e poetica lo sa bene Fabiano Alborghetti: scrittore, poeta, critico letterario, e soprattutto grande promotore culturale svizzero, anche in qualità di presidente della Casa della Letteratura per la Svizzera italiana con sede a Villa Saroli a Lugano. Maiser, il suo ultimo romanzo, in versi (Marcos y Marcos, 2017), si inserisce perfettamente nel tema della mostra, trattando di un italiano che ha un legame sofferto ma imprescindibile con la Svizzera; in Bruno, emigrato per ragioni lavorative, il desiderio del ritorno nella terra natia è sempre più lacerante (il titolo traduce l’espressione “polentone”, con cui si solevano indicare i lavoratori italiani in terra elvetica).

Era un uomo normale, come altri forse / e bello, Bruno. L’inizio, è da questo momento / in poi: la storia comune di un uomo normale / in un dopoguerra di anni affamati / e di affanni.

Se per Alborghetti la poesia è il centro della sua produzione, non così per Pierre Lepori, giornalista culturale per la RSI, romanziere, regista e traduttore. «La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei… un poco come la vita, soprattutto come l’amore»: così ha esordito il poeta ticinese ricordando Goffredo Parise. La sua ultima raccolta di versi, Quasi amore (Ed. Sottoscala 2018), segna il suo ritorno alla poesia, proprio quando pensava di aver esaurito l’impulso poetico con Strade Bianche, scritto nel 2003 ma pubblicato una decina di anni più tardi. In Lepori non solo la poesia è fuggevole e imprevedibile ma anche l’amore, che è per lui un sentimento paradossale, intenso e sfuggente, una realtà sfiorata ma mai posseduta.

Il mio amore ha occhi di sfinge / spalancati al volere della sera / nessuno li può guardare a lungo quanto me / perché assorbono tutto / parole comprese / occhi che pendono dal soffitto / più azzurri della voce di un angelo / con perfezione assoluta / dentro di me da sempre / così come in loro io sono / assorbito.

«La poesia “cammina”, a prescindere dalla nostra volontà, attraversa il tempo e lo spazio» commenta l’attrice e poetessa Margherita Coldesina, ritornando sul tema e proponendo una semplice quanto potente immagine antropomorfa (o zoomorfa?) per indicare la potenza del “fare” poetico. Fresca di stampa è la sua ultima raccolta poetica, Povera Mucca (La Vita Felice, 2019), che accoglie componimenti di ampio respiro e poesie fulminee, dove talvolta emerge un bruciante dolore.

Non sapevo / si potesse finire / di vivere / come una coca / che piano si svuota.

Lucrezia Greppi

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