Doveva essere la festa per i 75 anni di Michel Poletti, i 55 della sua carriera artistica, i 50 della compagnia fondata a Lugano, ma l’evento è andato un po’ deluso per la scarsità di pubblico al debutto di oggi e sulla quale, improvvisando, il marionettista ha più volte ironizzato nel corso della rappresentazione. Una quindicina di persone, forse andrà meglio alla replica di domani pomeriggio, ma è sempre difficile capire le ragioni degli spettatori del Teatro Foce, considerando oltretutto che invece il festival autunnale riscuote molta affluenza.
La marionetta e il suo doppio riprende e sviluppa i temi brevemente toccati dalla performance andata in scena lo scorso settembre a Lugano Besso (v.: https://www.osservatore.ch/gli-artisti-michel-e-aymone-poletti-in-scena-sabato-a-besso_15173.html). Il palco appare fin da subito affollato, schermi, drappi di vario colore, un palchetto, leggii, consolle e il theramin (il più antico strumento musicale elettronico che si suona senza toccarlo, evocando particolari risonanze e atmosfere), bauli, scatole da dove appariranno numerosi pupazzi di ogni tipo, forma, grandezza, dai più classici ai più fantasiosi. Strutturata come un varietà in cui i numeri si succedono anche senza una logica e in maniera a volte un po’ strampalata, la messinscena inizia con una sorta di “Genesi” marionettistica dalla pomposità cosmica che allude addirittura a 2001: Odissea nello spazio. Quando luce fu ecco nascere le ombre, il prototipo di questa storia, anche se poi scientificamente la vita cominciò dall’acqua, perciò Poletti da una sorta di vasca raccoglie una infilata di animali, pesci, mammiferi, rettili, tra cui un serpente che produce l’uovo da cui nasce la maschera simbolo di tutte le maschere, il baby Pulcinella. Di mito in mito, ecco il can can delle tartarughe che rinvia alla parodia di Saint-Saëns e ad una delle opere classiche del genere Il carnevale degli animali. Viaggiando anche nella geografia, ci si è spostati in Francia e al cabarettismo dello Chat Noir con giochi mentalisti di numeri e carte… si scivola quindi nella parentesi filosofica con le maschere declinate alla greca, Platone e il mito della caverna, ideale per proporre ancora nella loro simbologia gli effetti d’ombra. Per poi approdare alle classiche gag circensi con risvolti granguignoleschi, il lanciatore di coltelli, il combattimento di samurai, le acrobazie delle pulci californiane di varie dimensioni. Il tutto con la collaborazione della polistrumentista Lucia Bassetti e di Aymone Poletti che dà anche la voce alla mascotte del Festival che qui ritorna, quel Pulcinella internazionale con la sua livrea rossa e le gambe, l’unico ad averle tra i suoi numerosi parenti e proprio insieme a lui, chiudendo il cerchio di questa carrellata di omaggi all’universo della marionetta, Michel Poletti si espone ad una riflessione finale sul futuro di un genere destinato, è l’augurio, a sopravvivere e ad avere ancora davanti tanta strada da percorrere… Se ha un passato di migliaia d’anni, pur nell’accelerazione degli ultimi due secoli, il precedente e quello che stiamo vivendo, non si vede perché non possiamo anche noi nutrire fiducia nel futuro di un’arte intramontabile.
Si replica domani al Teatro Foce di Lugano, ore 16.
Manuela Camponovo