Arte

«Erbe, terre, parole»: l’arte selvatica di Loredana Müller

L’artista ticinese Loredana Müller, responsabile del centro culturale Areapangeart a Camorino.

Disseminata in plaquettes, pagine e leporelli, l’arte di Loredana Müller trae linfa creativa dalla natura, fonte ispiratrice e materica delle sue opere. Gli inchiostri utilizzati per i dipinti e le incisioni pittoriche dell’artista ticinese, realizzati su carte vegetali, sono ricavati da sostanze naturali, tramite un’antica pratica alchemica. Ne è un esempio la grande protagonista della mostra Erbe, terre, parole, l’opera che cattura lo sguardo dell’osservatore alla Biblioteca cantonale di Lugano. L’impasto ricchissimo di variazioni tonali utilizzato per costruire gli oli diluiti sono stati ottenuti con l’olio di noce, le terre e gli ossidi raccolti in Valle Morobbia. Le variegate nuances delle 108 predelle spaziano dal rosso all’ocra fino al giallo (per la presenza di ferro), in cui si fondono tinte rosacee (date dai sali), verdognole e azzurrine (per gli ossidi di cromo).

La creazione di Loredana Müller è stata ispirata da un “gioco” con Giulia Napoleone: a turno, l’una ha scelto una parola da proporre all’altra, la prima prediligendo temi legati al paesaggio, la seconda optando per vocaboli di movimento e connessi alla materia. L’opera si intitola Gioco a due più due: tra le artiste Müller e Napoleone, e i poeti Gilberto Isella e Rosa Pierno, ai quali sono state proposte 50 parole, che hanno ispirato due leporelli (Fiorina Edizioni, Varzi, 2017), in dialogo con le immagini delle artiste: il primo, L’una. Gioco a due più due, con i pastelli di Giulia Napoleone (gli originali non sono esposti nella mostra Erbe, terre, parole); il secondo, L’altra. Gioco a due più due, con gli oli di Loredana Müller (con una selezione di 50 predelle, rispetto alle 108 esposte nella mostra).

Biblioteca cantonale di Lugano, mostra “Erbe, terre, parole”.

«Una parola prende senso e significato anche appena la accosti a una seconda. Con la parola si mette in gioco una visione, qualcosa di misterioso e impenetrabile. Le immagini sono portatrici di immaginazione, fonti, luoghi», ha sottolineato ieri Loredana Müller alla Biblioteca cantonale di Lugano, in occasione della presentazione della mostra Erbe, terre, parole. “Erbe”, richiamo all’elemento naturale e alla dimensione di caducità dell’essere, sino al più sottile filo d’erba; “Terre”, inteso come territorio, la consapevolezza che siamo elementi tra gli elementi; “Parole”, controcanto essenziale delle sue creazioni artistiche. Cifra caratteristica dell’artista ticinese, ha sottolineato Luca Saltini, è il lavoro di confine tra testo e immagine, dialogo fecondo da cui fioriscono ulteriori visioni che dischiudono una maggiore profondità espressiva e di senso. Nell’ambito di questa ricerca, Müller produce pregevoli libri d’artista, instaurando con poeti e scrittori una forte intesa. Collaborando con poeti come Stefano Iori, Gilberto Isella o Marino Cattaneo, ha commentato l’artista, «è come se respirassimo un’aria profonda e comune, che appartiene alle parole e all’immaginazione, intesa come visione immaginativa attiva».

Le sincere e profonde relazioni che Müller instaura, si è evinta anche dalle parole di Stefano Iori, il quale ha sottolineato che le incisioni a corredo delle sue poesie si fondono perfettamente con i suoi versi: ne nasce un controcanto denso e leggero assieme, «una corsa a due nel mistero della creazione artistica», ha commentato Iori, riferendosi alla definizione di poesia offerta da Ungaretti, quale «parola che allude a un mistero», a ciò che è ancora non è stato detto e che esplora terreni sconosciuti. Ogni parola e ogni lettera va indagata, anche gli spazi vuoti e silenziosi tra di esse assumono senso. «Si potrebbe dire che una poesia ci cambia, amplia nuovi orizzonti di vedute e di pensiero», ha sottolineato Iori, ricordando che lo stesso vale per un’opera grafica: «dal momento che siamo coinvolti diventiamo altro da noi, compiamo un passo minuscolo, ma effettivo. Scopriamo un oltre e un altrimenti».

Biblioteca cantonale di Lugano, 6 febbraio 2020.

«Nelle creazioni di Loredana Müller è onnipresente il richiamo alla natura», ha commentato la critica d’arte Maria Will: si tratta di una chiave di lettura importante per una visione unitaria della sua ricerca. Nella sua arte «ecologica» c’è lo sforzo di costruire un’ossatura teorico-filosofica al proprio procedere, percorrendo voracemente le riflessioni di autori contemporanei e classici, come Goethe, Leonardo, Spinoza, e Valéry. «Il libro d’arte è il prodotto più raffinato del campo artistico», ha sottolineato Will: «è il luogo dove la creatività di scrittore e artista si incontrano» e da cui emerge la progettualità inventiva di entrambi. «Ogni sua opera è un inimitabile capolavoro per bibliofili», un complesso lavoro grafico che l’artista ticinese cura fino alla completa esecuzione. Will ha inoltre sottolineato la «somma sregolatezza» dell’arte di Loredana Müller: «l’approccio è nel segno della più imprevedibile e anarchica inventiva che deporta dal foglio». Un’arte “selvatica”, dove genio e sregolatezza, l’elemento naturale e l’artificio poetico, la parola e l’immagine sono in perfetto dialogo.

Lucrezia Greppi

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