Fare la spesa nella regione di Francoforte sul Meno è diventata un’attività che, oltre ad essere più rischiosa per la propria salute rispetto a solo un mese fa, richiede anche parecchio tempo, una buona dose di adattabilità e, in ultima analisi, di creatività. Nel supermercato REWE vicino a casa, inserito in un grande centro acquisti – per intenderci, un complesso con circa 140 negozi, paragonabile al Serfontana di Morbio Inferiore – da oltre tre settimane non si trova più lievito per fare il pane e da due settimane non c’è ombra di un pacco di farina. Non parliamo della carta igenica: alla fine della scorsa settimana è giunta una fornitura – otto confezioni in tutto. Come ai tempi della DDR, la gente scruta i vari ripiani, alla ricerca di questo o quel genere alimentare ancora disponibile. Le commesse – il personale è quasi per intero femminile – fanno un lavoro davvero encomiabile, costantemente esposte al rischio di infezione. E alla collera di parte dei clienti, che le sommergono con le loro lamentationes.
Bisogna quindi fare di necessità virtù e ripiegare, soprattutto chi come me ha figli piccoli, su ricette creative per fare accettare questo o quel pasto che, in tempi normali, verrebbe rifiutato con sdegno.
In questa situazione, a disturbare – e a preoccupare – non è però tanto la crescente penuria di generi alimentari – sia chiaro: nessuno fa la fame! – quanto il fatto che la filiera degli approvvigionamenti delle grandi catene di supermercati sia andata in tilt così in fretta, a neanche un mese dall’inizio vero e proprio dell’emergenza coronavirus in Germania. C’è da sperare che REWE, Edeka & Co. traggano il necessario insegnamento da questa situazione e prendano – per la prossima ondata della crisi pandemica, che certamente verrà – le dovute contromisure.
Cleto Pescia