La penuria di mascherine chirurgiche ha indotto pochi giorni fa il governo ceco a concedere la riapertura delle mercerie, in modo che i più abili e fantasiosi, con ago e filo, potessero fabbricarsi una protezione “fai da te” per naso e bocca. Al momento, ancora, in Repubblica Ceca sciarpe e maglioncini a collo alto sono gli escamotage più comuni vista la carenza di mascherine per arginare un potenziale contagio.
In tempo di crisi, si dice, tutto fa brodo: anche una semplice sciarpa o uno scialle possono salvare la vita. L’indumento da girare intorno al collo è una “costante ceca”. A causa del virus, molti cittadini lo sciarpino non se lo sono tolto da mesi, visto che l’inverno ceco inizia presto e finisce tardi. E appena c’è stato uno spiraglio di primavera, è arrivato il virus che senza pietà ha imposto il “rinnovo” della protezione collo-mento, con estensione fin sopra il dorso del naso.
Protezione di cui molti negozi – i pochi che non hanno chiuso battenti – non sono ancora munito i loro impiegati (in alcune carceri ceche i detenuti sono al lavoro per ovviare alla penuria di mascherine). L’obbligo di protezione delle vie aeree è obbligatorio in Repubblica Ceca che, a differenza di diversi stati europei, ha già predisposto una multa di diecimila corone – circa quattrocento franchi – a chi è in giro senza panno in volto o mascherina.
Questa, oggetto al centro di un piccolo scandalo praghese successo qualche giorno fa (e che ha visto scendere in campo anche l’ambasciata italiana a Praga). Diversi pacchi di mascherine, provenienti dalla Cina e destinati all’Italia, sono stati trattenuti in Repubblica Ceca. Panico nella penisola per qualche istante; il tutto si è risolto nel giro di qualche giorno con l’arrivo nel Belpaese dei noti pacchetti cinesi passati alle cronache in quanto targati “Forza Italia”.
Amedeo Gasparini