La prima cosa che si nota giungendo a Zeppelinheim è il silenzio. In tempi normali in questo insediamento – costruito nel 1937 per ospitare gli equipaggi dei grandi dirigibili tedeschi e oggi quartiere della città di Neu-Isenburg confinante con l’aeroporto di Francoforte – ogni tre minuti si sente un aereo atterrare o partire. Non solo: quando la pista n.1 dell’aeroporto viene usata per i decolli in direzione est, ogni Jumbo che decolla provoca, oltre al rumore, una leggera, ma avvertibile vibrazione del terreno.
Da due settimane regna invece un’atmosfera surreale. Nella mezz’ora che mi sono trattenuto nei dintorni della piattaforma panoramica che confina a sud con l’area aeroportuale ho visto decollare tre jet – due velivoli della Condor, probabilmente destinati a riportare in Germania turisti rimasti bloccati da qualche parte nel mondo, e un aereo della Emirates. Praticamente volano ancora solo i velivoli delle companie del Golfo Persico.
Nonostante le difficoltà, Fraport, il gestore dell’aeroporto, per circa un terzo di proprietà del Land dell’Assia, ha comunicato venerdì di non voler ricorrere ad aiuti finanziari pubblici, disponendo infatti di riserve per oltre un miliardo di euro. Molti dei suoi 21’000 dipendenti si trovano attualmente in regime di orario di lavoro ridotto.
Cleto Pescia