A chi il primato nella società in cui torneremo a vivere?
Interessante il titolo, sul Magazine dell’Osservatore di sabato 28 marzo, dell’intervento di Luigi Maffezzoli sull’emergenza che stiamo vivendo: Primato della salute o primato dell’economia? L’interrogativo è centrale per l’attuale, dolorosa contingenza, ed ancor più per il periodo storico che stiamo vivendo, con un riferimento quasi istituzionale agli ultimi quarant’anni. Lo è anche per il futuro, vista l’insistenza con la quale si preme affinché l’economia riparta al più presto e comunque.
Restando a casa ed approfittando del tempo concesso dalla pandemia, varrebbe la pena di riflettere sulla scala di valori, sul divario tra quelli in cui siamo immersi e quelli di cui abbiamo bisogno. L’impressione è che a detenere il primato dei “valori”, più che l’economia in senso pieno sia quella sua declinazione che si chiama “finanza”. Lo confermano pensatori come Zygmunt Bauman: “quello finanziario è un potere totalmente fuori controllo”. Oggi la finanza, i “mercati” impongono la loro egemonia, comandano su tutto, dettano le regole persino all’economia di cui sono figli. Dominano sulle altre discipline, stringono in una sorta di dittatura i sistemi sociali ed anche le nostre vite individuali. La finanza domina sulla cultura al punto da accreditare (anche sul piano politico) la menzogna che la cultura non rende, con la cultura non si mangia. Quanto invece, e ci sono fior di modelli anche in Svizzera (Basilea, Zurigo, Winterthur…), la cultura può e deve essere un fattore trainante anche sul piano economico oltre che distintivo per la qualità della vita: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”. Dante, Inferno, canto XXVI.
Quella parte dell’economia che si chiama finanza domina su tutto il resto. Sulla filosofia, amore della sapienza, che dovrebbe illuminare il cammino del genere umano e invece è accantonata, oscurata. Sull’etica, che ci aiuta a distinguere i comportamenti buoni, giusti, leciti, rispetto a quelli ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi secondo un ideale modello comportamentale. Prevale sulla morale, l’insieme dei valori in base ai quali decidere i nostri comportamenti. Prevale sulla teologia, che studia Dio e il divino, sulla giustizia, sulla solidarietà… Prevale persino sulla scienza, in queste settimane un po’ opportunisticamente rivalutata, ma comunque insidiata da fake, mitologie, falsità strumentali. In questi giorni appare lapalissiano che ha prevalso anche sulla medicina, ed infatti in molte parti del mondo il tema dei “tagli” e dei “risparmi”, dei mancati investimenti finanziari nel sistema sanitario si sta rivelando centrale nella gestione della pandemia.
S’è capovolto l’ordine dei valori, le cose che contano davvero, sui quali è costruita la civiltà. Il denaro è la misura di tutto. Non è più solo un mezzo, è diventato un fine. Fare soldi, accaparrare denaro il più possibile è diventato il modello vincente, il valore assoluto attorno al quale le altre discipline ruotano da comprimarie spesso irrilevanti. Passerà l’emergenza, vinceremo sul coronavirus, questa potrebbe essere l’occasione per riqualificare la scala dei valori. Sennò, sospinto dalla dea finanza, il prossimo virus (non necessariamente biologico) è dietro l’angolo ed altri seguiranno ad una velocità sempre più incontrollabile.
Dalmazio Ambrosioni