Il Dialogo culturale nazionale, riunitosi il 6 aprile 2020, ha posto al centro delle sue discussioni l’impatto economico della pandemia di COVID–19 sul settore culturale e le misure per attenuarlo. Tutti i livelli dello Stato – dalla Confederazione ai Comuni – perseguono un obiettivo comune: evitare danni a lungo termine al panorama culturale svizzero e contribuire a preservare la diversità culturale del nostro Paese.
Il Dialogo culturale nazionale è soddisfatto della stretta e fruttuosa collaborazione tra la Confederazione, i Cantoni e gli altri partner nell’attuare rapidamente l’ordinanza per attenuare l’impatto economico del COVID-19 nel settore della cultura (ordinanza COVID cultura del 20 marzo 2020).
Gli strumenti per i quali il Consiglio federale ha stanziato un primo finanziamento di 280 milioni di franchi sono attivi dal 6 aprile.
Nei prossimi giorni le imprese culturali, gli operatori culturali e le associazioni culturali amatoriali potranno presentare le loro richieste di sostegno.
In un secondo tempo la Confederazione, insieme ai Cantoni, alle Città, ai Comuni e alle organizzazioni culturali, effettuerà un’analisi della situazione e all’inizio di maggio valuterà la possibilità di prorogare la validità dell’ordinanza, inizialmente limitata a due mesi.
E’ prevedibile che i problemi ai quali è confrontato il settore della cultura andranno ben oltre il 20 maggio, dato che si stanno già annullando molte manifestazioni previste per l’estate.
L’impegno a favore del settore culturale in questa crisi rimane una sfida comune a tutti i livelli statali e per fronteggiarla è stata avviata una stretta collaborazione tra vari attori.
Il Dialogo culturale nazionale, istituito nel 2011, riunisce rappresentanti delle istituzioni politiche e degli enti di promozione culturale dei Cantoni, delle Città, dei Comuni e della Confederazione. La sua attività si fonda su una convenzione del 2011 e sul programma di lavoro 2016-2020 adottato nell’aprile 2016.
Il suo organo di gestione strategica è costituito dalle istituzioni politiche, nello specifico dal capo del Dipartimento federale dell’interno (DFI) e da rappresentanti della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), dell’Unione delle città svizzere (UCS) e dell’Associazione dei Comuni Svizzeri (ACS).