Chi canta, prega due volte, diceva Sant’Agostino. Chi canta, prega due volte, sostiene anche Andrea Bocelli, che domani, giorno di Pasqua, sarà al Duomo di Milano, completamente vuoto, per un concerto unico che sarà trasmesso in streaming mondiale, in un momento buio per tutto il mondo che sta lottando contro una pandemia.
«Non sarà un concerto, ma un’occasione per pregare insieme attraverso la musica – racconta all’ANSA il tenore, che si sta preparando nella sua casa in Versilia a questo insolito e solitario appuntamento – Poiché credente, cristiano e cattolico, ho accettato senza un attimo di esitazione, anzi ringrazio Milano e il Duomo per l’invito, per questa straordinaria occasione. Il canto può essere una forma di preghiera. Ed è questo il mio obiettivo, il mio intento, la mia gioia: pregare insieme».
L’augurio che si fa è «di esserne all’altezza, prestando la mia voce a chi vorrà congiungere le mani e, col cuore, rivolgersi al cielo. Credo che gli artisti in genere portino da sempre l’onore e l’onere di una grande responsabilità nella società, ancor più nei momenti più delicati e di maggiore incertezza. La musica resta uno strumento privilegiato, è un linguaggio universale, ci educa alla bellezza. E frequentare e praticare la bellezza cambia se stessi e il mondo».
Abituato ad esibirsi sui palchi più prestigiosi, davanti e per migliaia di persone, Bocelli sarà accompagnato “solo” dall’organista della Cattedrale Emanuele Vianelli: mancherà l’abbraccio del pubblico e l’energia trasmessa da un applauso che libera le emozioni trattenute. Ma il silenzio e le assenze non lo preoccupano.
«La chiesa è la casa di Dio, luogo sacro dove ‘soli si è sempre (nel rapporto con l’Altissimo, indipendentemente dai fedeli presenti) e per lo stesso motivo ‘soli’ non si è mai, grazie al conforto della Sua presenza – continua Bocelli – Nonostante l’apparenza, saremo una vastissima folla interconnessa, credo sarà impossibile non percepirla: una folla unita da quel filo sottile che è la fede, più forte di ogni apparente distanza. Saremo congiunti da uno slancio verso la bellezza che, di per sé, anche per chi credente non è, è terapeutico e costruisce legami». Nella ricorrenza che celebra la fiducia nella vita che vince, è la sintesi del tenore, «si fa strada, oggi più che mai, il desiderio di unirsi in un abbraccio planetario, per ripartire con coraggio, positività, responsabilità».
Il concerto, che al momento non prevede un futuro discografico, attingerà al repertorio sacro, «da invocazioni mariane cui sono molto legato, l’Ave Maria di Gounod e Santa Maria di Mascagni, a quella pagina meravigliosa (che come ogni preghiera è, di per sé, poesia) concepita da San Tommaso d’Aquino e musicata da César Franck: l’inno eucaristico Panis Angelicus”. Ci sarà poi il Domine Deus di Rossini e Amazing Grace, “un classico concepito nel ‘700, la cui forza ancora oggi ci scuote e ci commuove».
L’emergenza sanitaria ha sconvolto le vite di tutti, cancellando la quotidianità fatta di appuntamenti, di impegni, di routine consolidate. «Anche la mia è cambiata. Ma continuo a studiare e a tenere in allenamento la voce per essere pronto, non appena sarà possibile». Ma per Bocelli, impegnato in prima linea con la Andrea Bocelli Foundation per una raccolta fondi a favore dell’ospedale di Camerino, «quanto è accaduto segna un punto di non ritorno ed ho la sensazione che idealmente sia proprio la crisi mondiale dovuta al Covid-19 a chiudere il ‘900 (così come il primo conflitto mondiale faceva definitivamente calare il sipario sull’800). Però, resto ottimista… la storia ci insegna che scogli ben peggiori sono stati superati. Si percepisce la necessità di fermarsi e di riflettere, di ripartire con una rinnovata gerarchia di valori. Attraverso questo virus il mondo ci ha dato un avvertimento. Spero tanto che sapremo imparare la lezione, per cambiare il nostro atteggiamento nei confronti della vita e della terra di cui siamo rumorosi, indisciplinati (e spesso incivili) inquilini». (Fonte ANSA).