Cultura

La Grande Guerra, una riflessione per l’oggi

Un altro interessante spettacolo teatrale è stato proposto ieri sera nell’ambito del LongLake Festival di Lugano da una compagnia italiana caratterizzata per il suo impegno su temi sacri e civili, Exire, fondata da Sergio Di Benedetto, insegnante, ricercatore dell’USI, autore di testi, più volte premiato, già collaboratore della Compagnia dell’Eremo. A lui si deve anche la drammaturgia di Finis Europae. A cento anni dalla Grande Guerra, mentre la regia è firmata da Fabio Sarti. Lo Studio Foce, spazio solitamente riservato ad eventi musicali, si è prestato alla scenografia di un tavolo, delle sedie, un giaciglio, dalla tenue illuminazione, per rappresentare il luogo, la capanna dove trovano rifugio tre militari sul finire del conflitto che ha segnato uno spartiacque di epoche. In uno spazio claustrofobico, simbolico, in una geografia e una temporalità sospese tra un passato per sempre distrutto e un futuro che potrebbe rivelarsi, nella migliore delle ipotesi, una speranza oppure una illusione, avviene la resa dei conti.

I protagonisti di Finis Europae. A cento anni dalla Grande Guerra.

A confronto il prigioniero, un austriaco, colonnello, nobile, forse un generale in incognito, emblema significativo di un mondo colto, ritualizzato, ma ormai stanco ed esaurito, che sarebbe per sempre scomparso, e che egli però difende strenuamente, quello degli imperialismi e colonialismi multietnici, in grado di compattare lingue e religioni differenti, di unificarle a prezzo però della libertà, e la parola sempre sulla bocca del tenente che lo ha catturato e per cui quel bagno di sangue, la carneficina di giovani vite, dovrebbe essere un riscatto identitario. In mezzo a quel duello verbale, l’umile soldato, contadino che, tra vecchi ideali e proiezioni utopiche, dà voce alla concretezza e alla semplicità del fare e dell’esperienza, sogna solo di tornare a casa per coltivare la sua terra, paragonando quell’orrore al grido impotente del maiale sacrificato in nome della sopravvivenza.

Che ne è stato di tutto questo? Oggi, a un secolo di distanza, bilanci, rievocazioni se ne sono sentiti, ma dalla storia, grande o piccola che sia, da quella storia, in questo sminuzzamento di conflitti e cupe paranoie del presente, abbiamo forse tratto degli insegnamenti? Il teatro porta una riflessione, una provocazione, forse un po’ troppo schematica a livello di scrittura, ma comunque utile in una serata estiva, dove evidentemente potenziali spettatori hanno preferito andare a spasso (per dire che la platea non era precisamente affollata).

Ottima l’interpretazione di Angelo Zilio come colonnello, un po’ più inceppato e con qualche esitazione Matteo Bonanni come tenente, bene Alessio Gigante. Applausi.

Tra gli appuntamenti di oggi, per la rassegna, segnaliamo la presentazione del nuovo libro di Andrea Fazioli, i racconti di Succede sempre qualcosa (ore 18.30, Park&Read, Parco Ciani) e I musicanti di Brema (ore 20.30, Palazzo dei Congressi).

Manuela Camponovo

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