di Maria Elisa Altese
Street Life Milano, così si intitola il nuovo volume fotografico dello street photographer Diego Bardone, presentato da Edizioni del Foglio Clandestino in collaborazione con Casa Museo Spazio Tadini e Photo Milano. Un libro che mostra, svela e racconta l’uomo e la città di Milano attraverso diverse fotografie in bianco e nero: nessuna messa in posa, solo Diego e la sua macchina fotografica che attendono insieme lo scatto, non quello perfetto ma quello sincero, privo di veli. Insomma, uno scatto “vero”.
Immortalare soggetti e/o oggetti in situazioni reali ecco cos’è uno “street photographer”, sembra semplice ma non lo è; non è facile essere nel posto giusto al momento giusto, possono essere innumerevoli le scene da fotografare, bisogna sapere selezionare quelle giuste, catturarle per tempo e soprattutto bisogna avere pazienza. Di questo genere fotografico, appunto la street photography, fa parte Diego Bardone e mentre sfoglio il suo libro rimango ammaliata dalle immagini e rimango sbalordita per una cosa in particolare: tutte le sue foto sono in bianco e nero eppure io il colore lo vedo o meglio “lo sento”: queste foto hanno un’anima propria e non serve vedere colore per poterlo percepire… ecco il potere delle immagini di Diego.
Resto sempre più incuriosita, ho tante domande, così decido di contattarlo.
Diego ha qualche anno in più di me, è molto disponibile e gentile e mi ritrovo immediatamente a mio agio nel bombardarlo di domande e manifestare le mie curiosità sul suo lavoro, e in poco tempo realizzo che questo per lui non è un semplice “lavoro”, ma è passione, è amore. Per Diego «la fotografia è un dono che si riceve».
Chiacchieriamo un bel po’ e mi spiega che se un fotografo vuole raggiungere un certo livello di professionalità, deve farsi una domanda: «Perché lo fai?» e principalmente le risposte possono essere tre:
- Documentazione
- Cultura
- Memoria
«Io lo faccio per non dimenticare» mi confessa Diego, «perché le immagini fotografiche ti danno modo di ricordare. Senza memoria non c’è futuro per nessuno». Parole molto sagge e molto vere le sue, la fotografia ci consente di immortalare momenti belli e brutti, ci regala memoria, ci consente di costruire una storia, la nostra storia. La storia dell’umanità.
Resto sempre più incuriosita, probabilmente perché inconsapevolmente mentre Diego mi “racconta” della fotografia lo fa con così grande passione e tanta emozione che riesce a trasmetterlo a chiunque si ferma ad ascoltarlo, lo stesso vale per chiunque veda le sue foto: nei suoi scatti ha la capacità di trasformare qualcosa di ordinario in straordinario.
Nel libro Street Life Milano il dubbio che uno può avere nello sfogliare le pagine è se i soggetti sono stati messi “in posa”, infatti è una delle prima cose che chiedo a Diego, lui mi spiega che le sue immagini sono il «frutto dell’attesa», ci vuole tempo e pazienza nella street photography, lui non mette mai in posa, le sue fotografie sono “colte al volo”, o come dice lui «le fotografie mi cadono addosso». Una cosa è chiara osservando questi scatti ci vuole anche talento, o meglio ci vuole “occhio”: tutti possono scattare una foto, ma essere fotografi è un’altra cosa.
Il libro raccoglie un totale di 116 fotografie che trasmettono, vita, meraviglia, poesia e stupore, un volume pulito e sincero anche nella grafica, difatti Diego Bardone si è fidato ciecamente di Maurizio Garofalo esperto photo editor a cui sono stati affidati il passo narrativo e il ritmo del volume portati avanti con grande cura e attenzione; mentre i testi sono di Melina Scalise e Francesco Tadini (rispettivamente presidente e fondatore della Casa Museo Spazio Tadini), con la traduzione in inglese di Donatella D’Angelo. Troviamo anche degli interventi da cinque colleghi e amici: Bruno Panieri, Roberto Ramirez, Roberto Pireddu e Stefano Pia, fondatori insieme a Diego dei The Strippers.
Chi sono The Strippers? Diego mi svela che sono colleghi ma soprattutto sono cinque amici, che non conoscono la parola invidia e si sostengono l’un con l’altro, tra di loro c’è «armonia»; si identificano con questo nome come un modo per distinguersi da quei fotografi di strada che hanno perso gli occhi puri del fotografare, dove l’obiettivo è diventato mettere in risalto più l’ego del fotografo e non l’individuo. The Strippers invece hanno come chiave l’uomo, o meglio “raccontare l’uomo”.
Street Life Milano ti accompagna in un viaggio per la città di Milano, dove città e uomo interagiscono tra di loro in attimi di quotidianità, ogni scatto rivela una poesia, una storia, quasi un’immedesimazione: si entra nel mondo dei soggetti immortalati senza mai però sentirsi di troppo. Il bianco e nero delle foto è una combinazione studiata appositamente da Diego, una scala di grigi che non stanca mai, ma piuttosto trasmette il colore mentalmente quasi come per magia.
Siamo quasi alla fine della nostra chiacchierata e Diego mi stupisce con un pensiero dolce e considerevole sul suo essere fotografo:
«Tutti abbiamo le stesse facce, gli stessi sogni, gli stessi desideri. Io sono dentro tutte le foto, cerco di rispettare gli individui che fotografo. L’essere umano è centrale e il rispetto è dovuto. Io sono uno spettatore non pagante del teatro della vita».
Ogni scatto all’interno di questo volume mi ha emozionato, mi ha parlato e mi ha trasmesso qualcosa, la passione che ha Diego Bardone per la fotografia traspare nei suoi scatti, veri, puri ma soprattutto vivi. Questo è sicuramente uno di quei libri che terrò ben custodito.