Il comitato dell’Associazione ticinese dei giornalisti (ATG), tramite un comunicato stampa emesso in data odierna, riflette su alcune questioni aperte legate alla gestione dell’informazione durante la pandemia. In particolare, l’ATG sottolinea l’assenza di un portavoce nel Governo, esorta le redazioni ad accordare maggiore spazio e visibilità alle donne giornaliste, e invita la RSI a soppesare la pertinenza della convenzione con lo Stato Maggiore cantonale di condotta.
Coronavirus, e le donne?
«Lunedì 4 maggio riprende l’attività del parlamento federale, l’economia si appresta a fare altrettanto e anche le scuole. In queste ultime sette settimane tra i funzionari d’alto rango apparsi in prima fila nella gestione di questa emergenza abbiamo visto molto spesso solo degli uomini. E nemmeno il mondo dell’informazione spicca per un’equilibrata presenza tra uomini e donne. Nelle dirette televisive, i presentatori al fronte sono sempre e solo uomini, in particolare nelle numerose dirette della RSI. E questo vale anche per gli editoriali o i commenti pubblicati dai quotidiani ticinesi. ATG esorta le redazioni – ed è un compito più che mai urgente – a fare in modo che il giornalismo di qualità emerso in queste settimane possa accordare maggior spazio e visibilità anche alle colleghe giornaliste. Tutto questo ad un anno dallo sciopero nazionale delle donne, era il 14 giugno 2019. Quante belle parole allora…»
In Ticino un governo senza portavoce
«In periodo storico in cui la comunicazione è sempre più determinante, il consiglio di Stato ticinese continua a non avere un suo portavoce. E così la gestione della comunicazione in questa pandemia è stata consegnata nelle mani dell’ufficio stampa della polizia cantonale. È come se il Consiglio federale per comunicare facesse affidamento alla polizia federale. Sarebbe davvero molto, molto strano…. Nel recente passato c’è stato un tentativo per colmare questa lacuna ma è miseramente fallito. Ora – anche alla luce delle limitazioni imposte a giornalisti e fotografi, che per giorni e giorni sono stati esclusi dalle conferenze stampa sul coronavirus – le autorità cantonali dovrebbero finalmente tornare ad affrontare questa tematica, fondamentale in una società moderna».
Collaborazione dei Giornalisti dell’Attualità RSI con lo Stato Maggiore di crisi
«Diversi colleghi, sul Caffè, sulla NZZ, sulla Liberté di Friborgo e sul portale romando Bon pour la tête criticano la Convenzione conclusa tra la RSI e il Cantone in base alla quale la RSI ha assunto un mandato di prestazione in supporto dello Stato Maggiore di crisi. Conformemente a questa convenzione la cellula di comunicazione dello SMCC durante l’emergenza è stata rafforzata dalla collaborazione della RSI che ha garantito il personale per la redazione e la divulgazione di messaggi istituzionali e informativi dello SMCC. Concretamente sette giornalisti dell’Attualità hanno collaborato alle dipendenze dello SMCC per parte del loro tempo di lavoro – in qualità di militi della protezione civile – tornando poi a svolgere il loro ruolo di giornalisti nel restante tempo. Si tratta di certo di una situazione sensibile e delicata che mette i colleghi di fronte alle Autorità in questo doppio ruolo, seppur con compiti distinti. D’altra parte molti media, soprattutto nella prima parte dell’emergenza, hanno avuto un ruolo di sostegno nei confronti delle comunicazioni del Consiglio federale in nome di “un’etica giornalistica responsabile che tiene conto degli effetti delle notizie, contribuendo a non diffondere il panico e a mantenere la stabilità nel Paese” (prof. Vinzenz Wyss, docente di giornalismo, il Caffè 3.5.2020). Pur comprendendo la necessità di sostenere le Autorità pubbliche durante un’emergenza così lunga, l’ATG invita la RSI a soppesare la pertinenza di questa convenzione in vista di futuri e eventuali simili impegni».