Quadri che lasciano le loro chiese e se ne vanno per le vie del mondo. Anche lontano, anche di là dell’Atlantico come documenta visivamente nella mostra il tragitto dei percorsi intrapresi. Poi sai che lavoro a recuperarli, a ricostruire le loro storie, a riunire polittici e, strada facendo, grazie alle nuove ricerche aggiornare le paternità. Siccome l’allestimento della mostra alla Pinacoteca Züst di Rancate-Mendrisio è curato da Mario Botta, torna alla mente una sua affermazione di parecchio tempo fa: “I musei sono le chiese del nostro tempo”. Una provocazione certo, ma non senza un filo di verità. Infatti è finalmente nel museo che ritroviamo quadri d’arte sacra dispersi nei secoli, li possiamo ammirare nel loro recuperato splendore e nella posizione originaria. Di quando quelle tele hanno compiuto i primi passi, allontanandosi dagli atelier o dalla solennità degli altari. E allora, quasi a recuperare la storia e un po’ anche il senso, nelle sale della Züst quelle tele recuperate sono posate su cavalletti, proprio quelli si cui dipingono i pittori in atelier. Cavalletti che rispondono ad una scopo pratico e simbolico insieme, tornando in mostra ad ospitare le opere, diffondendo su di esse e sui visitatori l’intenso profumo del legno di cedro.
Un passo indietro. Otto anni fa, 2010, la Züst presentò la mostra Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini. Un mostra fortunata, che riportava l’accento sulla qualità e sul valore di quell’arte sacra che, tra chiese e cappelle, costituisce uno dei riferimenti di fondo della nostra civiltà e della nostra identità. Il successivo passo, partendo proprio da quell’ampio lavoro di ricerca, consiste ora nell’uscire dai confini delle “terre ticinesi” per fare il punto sulla dispersione di opere d’arte avvenuta nei secoli. Il dato di partenza è costituito dall’acquisto, lo scorso anno, da parte del Canton Ticino di un dipinto di Francesco De Tatti, considerato il principale pittore varesino del Rinascimento, attivo anche in Svizzera. Era stato proposto alla Pinacoteca per il semplice fatto che quel quadro era una parte del polittico che si trovava sull’altare maggiore della chiesa di S. Stefano a Rancate. Con quell’acquisto, quel recupero, nasce il progetto di indagare su altre dispersioni di opere d’arte sacra che ski trovavano in Ticino. Le ricerche hanno portato all’identificazione, al recupero e al rientro temporaneo di un nucleo consistente di opere che sono state ora riposizionate nel museo secondo la loro collocazione originaria.
Qualche esempio? Ecco la pala di Bernardino Luini, che si trovava nella cappella Quadri della chiesa di S. Maria degli Angeli a Lugano e che è stata ritrovata in una chiesa della campagna inglese. Ed ecco anche il polittico del pittore lodigiano Callisto Piazza, che stava sull’altare maggiore della stessa chiesa, ritrovato presso un collezionista privato che l’aveva rubricato sotto un autore diverso. In questo e in altri casi, almeno sul piano culturale il recupero è cosa fatta. Anche perché nel frattempo, preparando la mostra, ci si è interrogati sui motivi di questa dispersione, ricostruendo così un tassello significativo ed interessante della storia dell’arte su queste nostre terre.
Va da sé che, con premesse di questo tipo, la mostra è splendida: nella scelta delle opere, nell’allestimento, nelle schede che l’accompagnano. Lo sfondo nero svuota a fa scomparire le spazio, che popolato dalle tele e da qualche scultura recuperate e riportate all’origine collocandole sui cavalletti in legno di cembro. Essenziale è comunque l’operazione culturale che ne sta alla base e che, fondamentalmente, consiste nel riportare in modo corretto l’attenzione su quell’immenso patrimonio che è l’arte sacra anche sul nostro territorio.
Dalmazio Ambrosioni
Rancate, Pinacoteca cantonale Giovanni Züst: Il Rinascimento nelle terre ticinesi 2. Dal territorio al museo. Fino al 17 febbraio 2019.
Orari: ma-ve 9-12, 14-18. Sa-do-festivi 10-12, 14-18.