Una volta stabilito che in Svizzera non si potranno tenere manifestazioni con più di 1000 persone fino al 31 agosto, si guarda al 27 maggio con il fiato sospeso. Quel giorno infatti saranno annunciate importanti decisioni tra cui anche la quantificazione di pubblico ammesso a qualsiasi iniziativa, un numero che potrà variare tra il 5 di oggi (e su questa base non si può organizzare nulla di pubblico) e il 999… Aspetta questa data anche Claudio Chiapparino, Direttore Divisione Eventi e Congressi che con la sua equipe non ha mai smesso di lavorare, da casa o attraverso qualche presidio in ufficio. L’estate luganese, dunque, sarà orfana di festival e rassegne che comportano una grande massa di spettatori (e anche di un punto aggregativo come Lugano Marittima) ma rispettando le garanzie richieste potrebbe essere una carta vincente per le iniziative diffuse che si basano su numeri più piccoli e infatti: «Stiamo programmando quella parte del LongLake che riguarda i piccoli eventi sparsi in vari luoghi, con diversi target e che hanno sempre costituito la fisionomia del festival; anche dessero il limite dei 50 spettatori seduti, noi siamo pronti con teatro, spettacoli per famiglie, per bambini, esclusi i laboratori, momenti musicali, conferenze, incontri, ciò che questo cartellone ha sempre previsto… Possiamo anche contare sugli spazi che erano riservati ai grandi eventi, ovunque si possano mettere dei palchi e delle sedie, nel parco, nelle piazze…»
Pur in una situazione d’incertezza, la programmazione è andata avanti: «Saremmo pronti per iniziare a metà giugno. Abbiamo artisti in attesa che possiamo avvertire anche quindici giorni prima. Non si tratta delle grandi star internazionali che hanno necessità di un certo tipo, tra il volo, la sistemazione ecc…, ma di artisti locali o italiani che possono raggiungerci facilmente. Noi arriviamo con i programmi definiti e la logistica ripianificata, se il 27 danno conferma, possiamo rendere operativo il tutto. Ma se a livello di contenuto la falsariga sarà quella degli altri anni, si sta ancora riflettendo sul calendario. Nel senso che se avremo la conferma che dall’8 giugno fino al 31 agosto sarà possibile realizzare eventi, ad esempio, per duecento persone, possiamo porci la domanda: visto che il LongLake durava un mese con un’attività quotidiana che prevedeva un certo numero di eventi, abbiamo il dovere di animare tre aree, abbastanza distanti da non creare sovrapposizioni di flusso e deflusso, ogni giorno per due mesi e mezzo? Per garantire a più persone di assistere, tra l’altro stiamo pensando anche a proiezioni video per chi non potesse raggiungerci, questo potrebbe voler dire intensificare il programma, allungandolo; si potrebbe anche testare per un mese questa intensificazione e poi vedere come va. Ci potrebbe essere un adeguamento del calendario in questo senso». Quindi un LongLake in grado di resistere alle restrizioni. E allora aspettiamo mercoledì.
Ma guardando più in là, Claudio Chiapparino è anche direttore del Teatro Foce di Lugano e ci saranno spettacoli da recuperare, stagioni che vanno programmate in anticipo, qui le cose si fanno più complicate: «Il problema è capire il numero di persone che possiamo accogliere per metro quadro. A marzo, nell’ultimo spettacolo andato in scena, Uno, nessuno e centomila di Emanuele Santoro, avevamo già messo una sedia sì e una no, metà della capienza, la distanza garantita era di un metro, ma se diventa di due metri, le condizioni si faranno più difficili, vorrebbe dire che di sedie ce ne stanno 42, e per certe compagnie potrebbe funzionare, per altre occorrerebbe aggiungere repliche, ma non so quanto sarebbe conveniente. Il programma c’è già per l’autunno, abbiamo un calendario fittissimo, fatto di rimandi ma anche di nuove proposte, stiamo aspettando di capire appunto quali saranno le condizioni; potremo pensare anche di occupare il foyer con uno schermo. Ma sarà un problema per un festival come quello di Michel Poletti, seguitissimo. E quindi o si trova un altro spazio, oppure delle alternative come le proiezioni video, abbiamo previsto tutte le variabili tecnico-logistiche».
Già che è stato nominato Emanuele Santoro, chiediamo a Chiapparino che tipo di soluzione vede (la questione del Cortile e delle richieste dell’artista-direttore la trovate sul nostro sito): «replicare quello che aveva al Cortile, dargli uno spazio in gestione non è facile. La logistica non è neanche di mia competenza e del resto quando si parla di spazi per le compagnie, si tratta di luoghi per prove, messi a disposizione a rotazione. Sarà possibile invece integrare le sue attività nelle iniziative della città. In questo senso, tanto si può salvare, al Foce possiamo portare i suoi monologhi, i recital, i corsi dei ragazzi, quando si potranno riprendere, ci stiamo muovendo in questa direzione che è la più urgente». In quanto al LAC, essere inserito nel Cartellone, per Santoro rientrerebbe in un discorso di riconoscimento dovuto a quindici anni di produzione e offerta culturale sul territorio.
Manuela Camponovo