13 giugno – Esco di buon mattino ma con fatica riesco a scattare foto delle scalinate del Ponte di Rialto senza gente, a botteghe chiuse. Fra poco si ripopolerà. Mi dirigo verso la stazione a prendere un’amica, è sabato, le strade si riempiono in fretta, i treni continuano a scaricare turisti soprattutto di giornata, molti provenienti dal nord Italia dopo il periodo di astinenza, anche alcuni stranieri. Saprò che i veneziani stanno organizzando proteste per reclamare tutela da quel turismo di massa che sembra velocemente tornare, vogliono case a prezzi accessibili, ora che molti B & B sono chiusi, vogliono riconquistare la legittimità dei propri luoghi, in acqua e in terra, alcuni (a parole) dicono che sarebbero disposti a guadagnare di meno, purché l’afflusso di visitatori sia gestito meglio.
Mi guardo intorno, pochissimi portano mascherine e guanti, anche se avvisi su molti negozi notificano che senza non si entra. E poi qui nessuno ha l’aria di sapere cosa sia il distanziamento sociale, né quei locali con i tavolini all’esterno a pochi centimetri l’uno dall’altro (ma chi controlla?), né tanto meno famiglie e giovani “invasori”. L’illusione è durata poco. Mi convinco sempre di più che, contrariamente all‘opinione degli esperti, il turismo riprenderà molto più velocemente di quanto previsto. Venezia in testa ma credo non solo, il 15 giugno la data della verifica. In qualsiasi modo le persone torneranno a viaggiare in fretta, andranno appena potranno, dove potranno. E tutto sarà come prima, peggio di prima. Non si è imparato nulla, in attesa forse della prossima ondata. E chi non ha soldi, chi è senza lavoro? Naturalmente quelli non sono in giro…
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