In treno: sognare dal finestrino e a ogni stazione
lasciare salire nuovi pensieri. (Fabrizio Caramagna)
Il mio viaggio inizia lunedì 3 agosto sotto un cielo imbronciato, ma non piove ancora. Lo farà nel pomeriggio, per fortuna devo dire perché sono stanca di queste previsioni fin troppo pessimistiche che a volte mi hanno portato a fare delle rinunce per un cattivo tempo che poi di fatto non c’è stato. È vero che c’è molta instabilità, ma adesso si sta veramente esagerando. Mi dirigo a Domodossola e quindi: ricordate quando a gennaio avevo fatto parte della Centovallina/Vigezzina al buio? Adesso me lo posso godere tutto, da Locarno, l’orrido di Pontebrolla (dove sale molta gente; si sente parlare francese, tedesco, inglese ma non italiano). Luoghi ricchi anche di memorie letterarie. Tegna, dove trascorse i suoi ultimi anni la scrittrice Patricia Highsmith. Cavigliano, porta della Valle Onsernone e il ricordo va a Frisch. Ma il treno che ho preso io fa poche fermate, è piuttosto veloce, si fa per dire. Rumoroso, cigolante, è per gente che non ha fretta e vuole godersi il panorama delle vallate verdi costellate di paesini. La costruzione della ferrovia a scartamento ridotto (1000 mm) fu iniziata nel 1913 ed entrò in servizio nel novembre del 1923. 52 chilometri (20 in Svizzera, il resto in territorio italiano) che compie in circa un’ora e mezza (velocità massima di 60 chilometri orari), 83 ponti, 31 gallerie. A Camedo e Ribellasca i punti doganali ma nessuno se ne accorge. Territorio anche boscoso e di frane. Il paesaggio sempre mutevole è affascinante. Fermate alla celebre Re e a Malesco. Santa Maria Maggiore, la regina della Val Vigezzo, 816 metri, da cui inizia la discesa in mezzo ai prati.
Il testo integrale dell'articolo è accessibile ai soli abbonati.
Effettui per cortesia l'accesso con i Suoi dati:
L'abbonamento per privati all'Osservatore costa CHF 35.--/anno
e può essere sottoscritto tramite
l'apposito formulario.