La diciassettesima edizione de La Via Lattea, che cerca di abbinare musica classica e contemporanea, film e arte, è stata presentata oggi al Museo d’Arte di Mendrisio da Mario Pagliarani e Roberta Bruno. Doveva essere l’edizione top dell’associazione che prende il nome dall’omonimo film di Luis Bunuel dedicato ad un pellegrinaggio surreale e anacronistico verso Santiago de Compostela e allo stesso modo si propone come un pellegrinaggio musicale secondo un’interazione continua tra spazio, tempo e architettura. E per questo a siglare l’avvenimento era stato incastonato il nome illuminante di Gabriel Fauré che soggiornò a Lugano per cinque anni dal 1909 all’epoca della Belle Èpoque, componendo molte opere spesso sconosciute e che rappresenta una delle grandi figure di cerniera tra l’età romantica e la modernità. Purtroppo ad agitare le acque è intervenuta la pandemia sciacquando i panni nel bacino delle manifestazioni culturali. Ma La Via Lattea non si è arresa al virus e la manifestazione si svolgerà ulteriormente arricchita addirittura in due parti: quest’anno fra Ligornetto e Canobbio, mentre l’anno prossimo, il cuore del programma si terrà a Lugano coinvolgendo le principali istituzioni musicali della città e del Cantone.
Sarà Jean-Philippe Collard, uno dei massimi specialisti mondiali di Fauré, ad aprire il cammino venerdì 28 agosto alle 17 (e in replica alle 19.30 per diluire la presenza del pubblico degli appassionati dato che i posti saranno limitati) rispettando i vincoli di distanza e non affollamento. Nell’occasione avremo modo di ascoltare l’edizione integrale delle tredici “Barcarolles”per pianoforte, all’interno della cornice ideale del Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, in occasione del bicentenario della nascita del grande scultore ticinese a vocazione insubrica. Di Fauré, sono noti al grande pubblico solo quattro, cinque pezzi della sua immensa opera compositrice, sempre gli stessi ripetuti in tutti i concerti. Non si conoscono le perle nascoste, come queste tredici Barcarolles, di cui una composta a Lugano. Fauré, allora direttore del Conservatorio di Parigi, venne invitato a Lugano dal barone russo Pavel Grigorjevic von Derwies che aveva costruito il Castello di Trevano inopinatamente distrutto nel 1961 con 230 chilogrammi di tritolo per far posto alle scuole (c’era forse altro modo di far apprendere alle nuove generazioni la modernità). Quando Fauré giunse a Lugano nel 1909 si innamorò dei leggiadri luoghi, come di Stresa e ritornò per alcuni anni a ritrovare la pace e un’oasi di tranquillità dove poter comporre. A Trevano, sabato 12 settembre (in replica domenica 13) si trasferiranno i cultori dell’arte alla scoperta dell’opera e della biografia del grande compositore francese insieme al trio K, che vede riuniti tre fra i più intrepidi interpreti della musica moderna: Manuel Zurria (flauto), Francesco Dillon (violocello) ed Emanuele Torquati (pianoforte). Per ragioni organizzative e sanitarie è necessario prenotare entro giovedì 27 agosto per il Prologo e mercoledì 9 settembre per il Primo Movimento a Trevano. Quest’ultimo programma prevede anche due piccoli omaggi interpretati dalla violinista veneta Angelica Faccani accompagnata dalla giovane arpista ticinese Elisa Netzer. Vi sarà poi nel percorso un’installazione sonora per voci, arpe e alberi con i Vocalises realizzati a Faurè come esami per le prove di canto. Nel corso dell’Arte dell’Ascolto verrà presentata una nuova composizione di Mario Pagliarani “d’apres” Fauré e in chiusura una nuova composizione dell’argoviese Jürg Frey in dialogo con le parine estreme del compositore francese.
Corrado Bianchi Porro