In un’atmosfera conviviale, durante una cena, tra una portata e l’altra, Nadia Gabi, accompagnata da Le due nel cappello, ha suonato e cantato i brani del nuovo cd, Erba matta (v. nostra intervista), ieri sera al grotto Matafontana di San Vittore. Una trentina di ospiti-amici che la seguono da tempo, a livello professionale e personale, con simpatia ed entusiasmo. Attorno ai pezzi eseguiti, brevi commenti e spiegazioni. Anche sul titolo che s’ispira a Brassens (La mauvaise herbe) e alla rivisitazione dialettale di Nanni Svampa, come simbolo di libertà e anticonformismo, caratteristiche che a Nadia Gabi non mancano.
L’inizio con Maiulin, storia di un infanticidio ma in cui la madre riconosce la sua colpa e la giustizia della pena. A Il cattivo custode Nadia si sente molto legata, andando oltre la favola. Tra l’aperitivo, il risotto, il dessert e un bicchiere di vino, risuonano i dialetti del Ticino o della vicina frontiera. Anche con una certa esecuzione sopra le righe con quel canto ad esempio un po’ urlato come l’Ave Maris Stella, ascoltata a Premana, Lecco, da un coro autodidatta, anche approssimativo e con qualche stonatura eppure tale da far venire “la pelle d’oca”. Non è la perfezione, a volte, che crea l’emozione. Lo si è visto alla fine con Delaware, che rimanda allo stato USA dove Nadia Gabi ha vissuto alcuni anni. Un brano caricato acusticamente tale da suscitare, un po’ seriamente, un po’ goliardicamente, lo spirito del pubblico che a luci spente ha mimato quella terrificante adesione ai concerti con ondeggianti fiammelle… Ma un trash di questo tipo ci può anche stare, in attesa dell’appuntamento del 24 ottobre al Teatro Sociale di Bellinzona.
Ancora qualche parola su Le due nel cappello, strumentiste e cantanti, autrici dell’album Oggi non piove, Sara Magon e Clara Zucchetti che hanno regalato un paio di esibizioni in cui hanno mostrato il loro virtuosismo multilinguistico e ironicamente parodiante, brillanti e originali a livello di strumenti (suonano anche l’ukulele) e di testi.
Manuela Camponovo