“Education at a glance” (Uno sguardo sull’Istruzione) è il titolo del rapporto OCSE che prende a esame i sistemi scolastici dei 37 stati membri, nonché di 9 altri grandi Paesi, tra cui Cina, Brasile e Russia nel 2020.
Lo studio, che riguarda la formazione tecnica in una situazione dagli esiti molto incerti com’è quella indotta dalla pandemia, conclude sull’importanza per i sistemi scolastici di essere “al cuore della pianificazione dei governi”. Così si esprime anche Angel Gurrìa, segretario generale dell’OCSE, che invita i governi a coniugare i sistemi scolastici con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’ONU nell’Agenda 2030 e in particolare con l’Obiettivo 4, teso ad assicurare “un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva”. Tra gli effetti della crisi da Covid-19, infatti, si registra la crescente disuguaglianze tra studenti più disagiati e meno.
La formazione tecnica. Da un lato, il Rapporto OCSE mette in luce come in media nei Paesi industrializzati si appiattisca – con l’avanzare dell’età – il tasso di occupazione di chi ha compiuto studi tecnici senza aver conseguito un diploma di laurea, mentre aumenti col tempo quello di diplomati e laureati con studi generalisti. Dall’altro, però, “il lockdown – sostiene Gurrìa – ha aumentato la consapevolezza del valore di professioni schiettamente tecniche e ha evidenziato il ruolo vitale di settori come il manifatturiero e il sanitario, cosicché è fondamentale aumentare l’attrattività di questi percorsi scolastici”, sviluppando ulteriormente l’alternanza scuola-lavoro, rafforzando i legami tra scuola e settore produttivo privato e fornendo da stimolo per i diplomati a proseguire la loro formazione tecnica all’università.
Tra i Paesi dell’OCSE a scegliere un percorso tecnico è in media il 37% degli studenti di secondaria superiore e il 62% degli studenti universitari , in particolare nei settori ingegneristico, manifatturiero e edile. Tuttavia, sostiene l’OCSE, “i programmi di studio che associano l’insegnamento scolastico e la formazione sul posto di lavoro non esistono in tutti i Paesi (come per esempio in Italia) e tutti gli studenti della scuola secondaria superiore professionale sono iscritti a programmi basati sull’apprendimento scolastico”, quello cioè in cui “almeno il 75% del percorso di studi si svolge in ambiente scolastico”.
I finanziamenti. Permangono potevo differenze per quanto riguarda i finanziamenti alla scuola (ad esempio nell’anno di riferimento 2017 l’Italia ha investito per ogni studente della primaria e della secondaria circa 750 dollari in meno della media OCSE), così come la crescita dei salari dei docenti nel corso della carriera (in Italia, alla vigilia della pensione un docente guadagna dal 47 al 56% in più di un collega di primo impiego, mentre la media OCSE è 78-80%).
Gli effetti della pandemia. Education at a glance mette in luce gli effetti che la pandemia ha prodotto e sta producendo su 1,6 miliardi di studenti coinvolti in media per 10 settimane nelle misure di contenimento, e sulla fondamentale variabile del numero di discenti per classe. A soffrire in modo particolare sono stati i Paesi nei quali si è andati, negli anni, a proporre classi “pollaio”, i cui effetti – assieme a aule risicate in edifici magari nati con altra destinazione e adattati alla bell’e meglio nel corso del tempo – stanno ora mettendo in difficoltà numerosi istituti scolastici. “Nel contesto della crisi globale per il Covid-19 – sottolinea l’OCSE – l’affollamento delle classi sarà un parametro cruciale per determinare se e come le scuole riapriranno. I Paesi con le classi più numerose dovranno fronteggiare sfide maggiori nel riorganizzare i gruppi nelle aule, onde minimizzare i rischi di contagio”.