La Prima guerra mondiale ricordata anche come la Grande Guerra perché mai prima di quel momento (1914) si era verificato un conflitto di tali dimensioni. Combattuta interamente nelle trincee, soldati in condizioni di igiene al di sotto della decenza che combattevano per sopravvivere. Con una matita o in carboncino riportavano e ritraevano le proprie urla su un foglio di carta bianca. Ed è proprio a questi artisti in divisa a cui è dedicata la mostra “Cicatrici, le lacerazioni della Grande Guerra nelle opere riscoperte dei soldati”, nel Museo dell’Arte in Ostaggio (Maio), a Cassina de’ Pecchi, nel milanese. La mostra è a cura della storica dell’arte Carol Morganti e dello scrittore Dario Malini.
Tra le opere esposte troviamo schizzi, disegni, oli, acquarelli, incisioni e litografie che raccontano la paura, la tensione, le privazioni, e la voglia di volere tornare a casa. Testimonianze dei segni lasciati dalla strage di guerra. La rassegna si concentra in particolare modo su sei artisti: il tedesco Fritz Gartner, lo svizzero Charles Harder, i francesi Maurice Le Poitevin e Henri Desbarbieux, il belga Henry De Groux e l’italiano G. Focardi.
Le litografie di Harder per esempio ci mostrano la “strana la guerra mai combattuta” lungo le frontiere; mentre Desbardieux ci racconta in 14 acqueforti i dieci mesi di battaglie nel 1916 nella rete sotterranea di trincee di Verdun, il ‘tritacarne’ e dell’italiano Focardi sono esposti disegni di scene di feriti in un ospedale militare.
Accompagnano il visitatore durante l’esposizione le parole di Italo Svevo. . Dopo il ritrovamento di una “rimarchevole fonte letteraria ignota” de La coscienza di Zeno, un saggio contribuisce “a un ripensamento profondo sui significati dell’ultimo romanzo dello scrittore triestino, il cui messaggio non può essere inteso senza tener conto degli eventi del conflitto”. «La mostra è un invito a ragionare sulle grandi cicatrici lasciate dalla guerra – dice Malini -. È importante far capire quell’evento ed evitare che si ripeta, soprattutto oggi che siamo alle soglie di eventi disastrosi. Bisogna far tesoro della lezione al di là dei nazionalismi».