Sono state inaugurate oggi alla Fondazione MAST di Bologna (via Speranza 42) due nuove mostre: MAST Photography Grant on Industry and Work 2020, che presenta le opere dei cinque finalisti della sesta edizione del concorso fotografico su industria e lavoro dedicato ai talenti emergenti; e Inventions, curata da Luce Lebart in collaborazione con Urs Stahel, che presenta le fotografie delle invenzioni più brillanti e geniali prodotte tra le due guerre mondiali. La vincitrice del concorso fotografico, annunciata oggi, è Alinka Echeverría (Città del Messico, 1981) con il progetto intitolato Apparent Femininity. Sia la mostra collettiva sia quella personale saranno visitabili sino al 3 gennaio 2021, da martedì a domenica, dalle ore 10.00 alle 19.00. Ingresso gratuito su prenotazione: info@mastphotogrant.com.
MAST Photography Grant on Industry and Work 2020, a cura di Urs Stahel
L’esposizione dei lavori di “MAST Photography Grant on Industry and Work”, concorso fotografico su industria e lavoro dedicato ai talenti emergenti, presenta le opere dei cinque finalisti della sesta edizione: Chloe Dewe Mathews, Alinka Echeverría, Maxime Guyon, Aapo Huhta e Pablo López Luz. Il vincitore, annunciato oggi, è Alinka Echeverría (Città del Messico, 1981) con il progetto intitolato Apparent Femininity. Questi giovani fotografi sono stati selezionati tra quarantasette candidati provenienti da tutto il mondo e hanno sviluppato un progetto originale e inedito per la Fondazione MAST. I cinque progetti affrontano temi di grande attualità: i danni ambientali causati dall’agricoltura intensiva, il ruolo della donna tra presente e passato nel campo dell’industria cinematografica e dell’informatica, il fascino della tecnologia e del design del prodotto industriale, l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sui modi di vita tradizionali e l’omologazione indotta dall’industria globale della moda. Alinka Echeverría alla soglia della quarta rivoluzione industriale, indaga alcune immagini di femminilità guardando al ruolo svolto dalle donne agli albori dell’industria del cinema e della programmazione informatica; Chloe Dewe Mathews mostra i danni ambientali delle coltivazioni intensive nei polytunnel, le strutture in plastica che ricoprono quattrocento chilometri quadrati di superficie terrestre per consentire di produrre ortaggi tutto l’anno; Maxime Guyon usa il mezzo fotografico al massimo delle sue potenzialità per restituirci gli aspetti tecnologici e le alte prestazioni degli aerei; Aapo Huhta esplora il mondo dell’Intelligenza Artificiale e mostra come “la macchina“ legga in modo eticamente sospetto le immagini, sollevando dubbi sulle modalità di implementazione dei software; Pablo López Luz fotografa le vetrine dei negozi di abbigliamento in America Latina, che resistono all’omologazione imposta dall’industria globale della moda e porta la riflessione sul paesaggio urbano quale luogo privilegiato per cogliere le trasformazioni sociali e culturali.
Inventions, a cura di Luce Lebart
La mostra Inventions, curata dalla storica della fotografia Luce Lebart con la collaborazione di Urs Stahel, allestita nella Gallery/Foyer propone un’ampia selezione di fotografie prodotte tra le due Guerre mondiali che uniscono tecnologia e arte. Tutte le immagini provengono dall’ Archive of Modern Conflict (Londra) e dagli Archives nationales (Francia). Queste numerose invenzioni vengono realizzate e fotografate in Francia tra le due Guerre mondiali presso l’Office national des inventions su iniziativa di Jules-Louis Breton, a capo del Sous-secrétariat d’État aux inventions. Nel corso degli anni e attraverso gli innumerevoli esperimenti, le foto si moltiplicano come a formare un laboratorio virtuale, un grande taccuino fitto di annotazioni. Migliaia di immagini ci svelano i meandri del progresso tecnico, con esitazioni e dubbi talvolta legati allo stesso processo creativo, che si tratti di invenzioni per sopravvivere in tempo di crisi o per godere di una migliore qualità della vita in periodo di pace. Al servizio delle invenzioni, queste immagini hanno svolto un ruolo amministrativo e pedagogico di informazione, dimostrazione, se non addirittura di pubblicità, fino allo scioglimento, alla vigilia del secondo conflitto mondiale nel 1938, dell’Office national des recherches scientifiques et industrielles et des inventions (ONRSII). Le istituzioni sono i principali committenti di queste immagini documentarie. Ma dietro le istituzioni si celavano dei visionari, e in particolare due registi di spicco del cinema degli esordi: Alfred Machin, specialista di cinema burlesco e documentari di animali, nonché autore del famoso film Maledetta sia la guerra, e Jean Comandon, pioniere del cinema scientifico.