Una bella famiglia felice, due nonni giovanili, la figlia con il marito e due nipoti, Natale nell’aria con il calore e le nostalgie che puntualmente innesca, anche nel clima inedito e ammorbato dal coronavirus. Cecilia e Giuseppe Locatelli, per tutti Jo, nella loro casa serena, di affetti allargati e uniti sotto lo stesso tetto: la figlia Paola, il genero Massimiliano, i loro figli Luna e Elia. Insieme stavano respirando la magia di ogni Natale, anche quello diverso e inedito del 2020. Quindi: i preparativi dell’Avvento, la decorazione dell’abete punteggiato dai fiocchi di bianco cotone, le lucine colorate che si accendono e spengono, le strisce argentate a richiamar l’idea del freddo e del gelo. Di colpo la strada si interrompe, si chiude. Una vita, quella di Cecilia Tarchini finisce, travolta – come tante purtroppo e non sappiamo darci pace né perché – dalla “covid”. È la parola più nefasta, più orrenda e indimenticabile di questo 2020. Anche Cecilia, che stava bene ed era in salute, vittima del virus venuto da lontano. Aveva 77 anni, era piena di dinamismo, pronta a correre per tutti, generosa di attenzioni e ricca di interessi. Con il marito Jo Locatelli, storico fotoreporter del fu-Giornale del Popolo, un uomo benvoluto da tutti, vivevano le piccole grandi gioie delle loro armoniose esistenze, tra una moltitudine di ricordi e un bell’arcobaleno di speranze, una vacanza, un viaggio, quei piaceri che segnano il percorso di una vita. Cecilia, abituata così fin da piccola, è sempre stata molto attiva: una presenza che non ha mai fatto difetto nei suoi giorni è stata quella del lavoro: come “influencer” si direbbe oggi, in un negozio di abbigliamento a Lugano, dove orientava le clienti nella scelta dell’eleganza, in virtù di un innato sesto senso. Vi rimase fino a quando, dopo le nozze, gli impegni di famiglia la richiamarono a Purasca, il paese dove ha vissuto. Doveva fare la madre e spesso anche il padre, essendo il marito Jo precettato dalla macchina fotografica: più di mezzo secolo spartito con l’obiettivo a portata di mano, in giro per il Cantone, da Chiasso ad Airolo ed anche oltre, dove la cronaca, lo sport, le interviste e i “reportage” lo portavano. Fin quasi a metà degli anni Ottanta non c’erano praticamente giorni liberi nei giornali e di sabato e domenica si doveva correre in continuazione per coprire manifestazioni, turni di campionato, corse…
Non mancavano la volontà e la determinazione a Cecilia, che ha saputo essere un saldo punto di riferimento. Riempiva di sé tutta quella casa che con sacrifici lei e il consorte avevano potuto realizzare. Fra le sue molte qualità c’era un sorriso sempre pronto, che era il riflesso del suo cuore. Quel sorriso che riporta anche nel vortice del vivere stressante di oggi all’unica vera gioia. Ed è il valore che riassume tutti i discorsi per una moglie, una madre e una nonna. Il sorriso si accompagnava alla finezza di modi, alla cordialità nell’accoglienza di chi incontrava o di chi arrivava a casa, alla discrezione e alla naturale spontaneità di un brillante temperamento. Quel sorriso ora resta come ricordo incancellabile ad accompagnare e confortare tutti coloro che hanno avvicinato e conosciuto Cecilia.
Una bella persona è andata, una bella persona è rimasta.
Al marito Jo, a Paola, Massimiliano, Luna e Elia e ai parenti tutti l’espressione della nostra più commossa vicinanza e partecipazione.
Giuseppe Zois