Hannover, il capoluogo della regione Niedersachsen (Bassa Sassonia) è una città “bike friendly” cioè piena di piste ciclabili. In tutta la Germania sono presenti, ma qui ancora di più. Non è un caso. Siamo al confine con l’Olanda, i Paesi Bassi. Qua anche la Sassonia è bassa.
Sui tram di Hannover il trasporto della bicicletta è gratuito e permesso fuori dalle ore di punta. Tutto il giorno sabato, domenica e festivi, negli altri giorni, dalle 9 alle 15 e dopo le 19. Se ci si stanca di pedalare, si salta su. E questo vale anche se si vuol raggiungere un determinato percorso paesaggistico, arrivandoci così freschi come un cetriolo, e non già stanchi, prima di iniziare.
Persone che girano in bici ce ne sono a tutte le ore, di tutte le età, in tutte le stagioni.
Se si pedala per andare al lavoro o a fare le spese, beh si seguono le corsie, ma si è comunque parte del traffico cittadino, quindi bisogna rispettare semafori, precedenze, svolte, direzioni di marcia. Bisogna fare attenzione nell’usare le piste ciclabili in contromano, è molto pericoloso quando le automobili devono svoltare e non si aspettano che arrivi qualcuno dall’altro senso. Il numero annuale di ciclisti morti in Germania ha raggiunto e superato le 400 unità. D’altronde c’è sempre più gente in giro. Quando invece si vuole usare la bici per diporto ci si può orientare su percorsi specifici, riservati, dove al massimo occorre stare attenti ai pedoni. Sempre con cautela ma molto meno pericoloso. Ci si può addentrare per esempio nel bosco cittadino. Si chiama Eilenriede ed è grande il doppio del molto più famoso Central Park di New York. A me piace girarvi quando il sole (raramente purtroppo) fa penetrare alcuni raggi attraverso il fitto bosco e per terra si forma un gioco di luci e ombre, amplificato dalla presenza degli alberi intorno, pedalare in mezzo è un’esperienza avvolgente. In alcuni punti del bosco si trovano anche birrerie per una sosta rinfrancante. D’altronde, l’ho già detto in altre occasioni, la birra per i tedeschi è un alimento e non una bevanda da alcolizzati, tanto che viene definita anche “pane liquido”.
Strano pensare che in mezzo al bosco cittadino dove tuttora si trovano delle strade si svolgeva qualche decennio fa una rumorosissima corsa motociclistica. Ma erano altri tempi, i mezzi motorizzati non avevano ancora invaso le città e forse erano visti come un diversivo nella vita quotidiana. Attraverso questo bosco si può raggiungere il lago Maschsee, un lago artificiale in centro città, ci si arriva anche dai rioni periferici, potendo scegliere di pedalare restando sempre nel verde. Itinerario molto popolare nel tempo libero anche perché situato a distanza di camminata da musei, teatri e ristoranti. Altre zone verdi, con stagni, ruscelli, vegetazione, anche campi coltivati, si trovano nel territorio metropolitano. C’è un quartiere della città, Wülferode, che è interamente circondato da campi di cereali pur facendo parte di Hannover in senso stretto. Da percorrere anche i due lungocanale del Mittelandkanal, arteria acquatica artificiale di collegamento tra i fiumi della Germania settentrionale che permette la navigazione e il trasporto di merci e materiali a chiatte di stazza medio-grande, opera completata negli anni Trenta durante il nazionalsocialismo che taglia in senso latitudinale il nord del Paese collegando i fiumi Elba e Reno. Tramite altre vie d’acqua si raggiunge anche Berlino. C’è anche la chiusa sul canale artificiale dedicata al presidente Hindenburg. In tutto circa una ventina di chilometri passano la città di Hannover. E se si deve anche tornare, magari dal lato opposto, ce n’è per una giornata intera.
Durante il periodo di limitazioni ai viaggi del 2020 per la prima volta ho visto passare anche un battello turistico di una ditta tedesca che batte bandiera svizzera, il Frederic Chopin. Hanno riorganizzato i loro itinerari e offrono delle crociere Amsterdam-Berlino e Berlino-Amsterdam usando la navigazione interna, quindi è d’obbligo il passaggio sul Mittelandkanal e la sosta ad Hannover. Di solito si vedono solo chiatte con merci.
A volte mi perdo in mezzo a quartierini simpatici dove apprezzo l’urbanistica. La maniera di progettare con criterio le città assume livelli di qualità insperati specialmente in Germania e nella vicina Olanda. Qualcuno potrebbe dire anche in Scandinavia. Certo, non voglio sminuire l’urbanistica e il design scandinavo, ma è un poco più difficile rispettare certi criteri estetici in nazioni così densamente popolate come appunto Paesi Bassi e Germania. Mi piace curiosare nei giardini o negli interni mentre passo ad una velocità ridotta, adatta ad osservare ma non troppo lenta da dare fastidio; è la stessa sensazione che si ha guardando dal finestrino di un treno di sera attraverso le finestre delle case con le luci accese, immaginando quello che ogni nucleo famigliare sta vivendo, perlopiù si spera momenti di gioia e calore umano, anche se purtroppo non è sempre così. Questa sensazione di tepore, di focolare, di umanità serena ha un termine preciso in tedesco che è praticamente intraducibile in altre lingue con una sola parola: Gemütlichkeit. È una delle prime parole fuori dall’ordinario insegnataci dalla professoressa Berge, all’istituto per il turismo che ho frequentato a Venezia. Di quelle che non si dimenticano. Neanche la professoressa.
A volte in mezzo ai campi e ai boschi si trovano edifici improbabili. Lasciati gli stagni di Ricklingen, inizio un tratto di campagna e ad un angolo vedo il cartello “Mausoleo del conte Von Alten”. Chi era costui? Seguendo l’indicazione, mi trovo in mezzo ad alberi e campi di frumento. Proseguo e d’improvviso vedo le rovine di una cappella neo-gotica. Mi fermo a leggere le informazioni storiche. Era un generale prussiano che ha combattuto a Waterloo contro Napoleone. Le sue spoglie non sono più qui, la cappella è stata vandalizzata e poi le rovine sono state restaurate, ma la tomba è stata traslocata.
Oppure nel bosco di Kirchhorst, dal niente spunta un campo di golf, e cento metri dopo un mausoleo con decorazioni liberty avvolto dalla vegetazione: qui è sepolto Gerhard Hoyermann (1835-1911) scopritore di fertilizzanti agricoli. La tenuta di Löhne era il luogo per sperimentare i fertilizzanti. Ha fatto fortuna grazie allo sviluppo del Thomasmehl (“farina di Thomas”, un fertilizzante ricco di fosfati, sottoprodotto della produzione di ferro e acciaio, un processo che porta il nome dell’inventore) ed era proprietario di fabbriche nelle vicinanze di Hannover ma anche in Boemia a Teplice e in Gran Bretagna a Leeds e Glengarnok. Anche altri membri della famiglia sono sepolti qui.
Entro al cimitero nel bosco di Misburg, dentro una teca una lastra di pietra con scolpito un gentiluomo del diciassettesimo secolo. Il suo vestito (di pietra) è ben conservato, le pieghe sono in ottimo stato. Si tratta di Johann Putzstohl che in vita aveva ricevuto in dono un terreno per meriti nella guerra dei Trent’anni.
Passeggiando per cimiteri noto il concetto tedesco, diverso rispetto al sud, il verde, gli alberi; ma ho notato un’altra cosa: se una persona anziana muore, sulla lapide si scolpiscono anche nome, cognome e data di nascita del o della coniuge, così poi basta solo aggiungere la data del decesso. Io l’ho visto solo qui e così l’idea che mi sono fatto è che pragmatismo e pianificazione teutonici possano raggiungere livelli parossistici.
In un altro quartiere della città si trova uno storico cimitero ebraico con le tombe a diversi livelli, per mancanza di spazio, molto simile al famoso cimitero ebraico che tutti i turisti visitano a Praga. Questo di Hannover è meno noto.
A proposito di cimiteri, quello cittadino di Stöcken si trova in un parco bellissimo, la parte con lo stagno sembra un giardino giapponese, qui sono sepolti anche musulmani in una zona riservata, e anche qualche asiatico. Stranissimo vedere le pietre tombali a noi familiari con scritte in caratteri arabi e ideogrammi cinesi: le lapidi in arabo sono di turchi e quelle cinesi di vietnamiti. Mi sono pure imbattuto in una lapide commemorativa con una rappresentazione del circuito motociclistico del bosco di Eilenriede (utilizzato fino al 1955). Come appare dall’iscrizione, si tratta di un omaggio del Club automobilistico tedesco ADAC a Richard Dörnke (1890-1954), fondatore della corsa.
Cambiamo argomento. Ci sono in alcune zone diversi recinti con cavalli. E sto sempre parlando di luoghi dentro i confini della città. Anche uno zoo, anzi due. Ma bisogna specificare: in Germania quello che anche noi definiamo zoo è dove si paga un biglietto per entrare a vedere animali anche non autoctoni. L’altro è il Tiergarten che è una zona protetta da recinzione, ma con entrate libere come accessi ad un parco dove si trovano in libertà animali in genere locali, qui per esempio cervi, caprioli. Nel Tiergarten come anche nei cimiteri non è concesso girare in bici. In qualche caso è permesso portarla a mano, in altri bisogna incatenarla fuori negli appositi spazi: usare lucchetto e catena è più che consigliabile, che non pensino, soprattutto gli amici italiani, che qui in Germania non vengano rubate le biciclette. Stessa cosa per la vicina Olanda. Ad Amsterdam è diventato uno sport: tu rubi la bici a me, io la rubo a lui.
Interessante talvolta anche il passaggio in zone industriali o ex industriali che hanno o hanno avuto un ruolo importantissimo per la storia economica della città.
Le ex-officine meccaniche Hanomag, fabbricavano anche locomotive a vapore alcune delle quali si trovano ancora in posti impensabili come in un ranch in Sudafrica. La Continental pneumatici, che nel 2020 è stato lo sponsor principale del Tour de France, si trova vicino al porto fluviale lungo il Mittelandkanal. È l’unico tratto del lungocanale dove non si corre da ambedue le parti. Dal lato opposto, la vista sul porto e sulla fabbrica Continental li fa risaltare in maniera quasi monumentale.
Uno stabilimento della Volkswagen per veicoli commerciali, per esempio furgoni. La fabbrica di cioccolato Sprengel, il cui fondatore ha lasciato in eredità i fondi per il ricco museo di arte moderna di Hannover che si chiama appunto Sprengel Museum. La sede storica della Bahlsen dolciaria che produce tra l’altro i biscotti Leibniz originali con 52 dentellature, che si trovano anche nei nostri supermercati; quante colazioni ho fatto con i Leibniz (nome preso dal famoso matematico nato in questa città). La Pelikan, quanti ricordi, le stilografiche col pellicano disegnato. Ora gli stabilimenti ospitano tra le altre attività un hotel di una famosa catena e una birreria.
La grande officina di rimessaggio delle ferrovie tedesche DB, con accatastate migliaia di traversine dei binari, vecchie di legno da riciclare o da buttare e nuove di cemento da installare.
Oppure la zona della Fiera. C’è molto verde attorno. Fino a qualche anno fa era rimasto uno dei padiglioni dell’Expo 2000, quello dello Yemen realizzato come una tipica casa di fango della capitale Sanaa. Abbattuto. Una delle poche costruzioni che evocava l’evento fieristico che però non ha avuto il successo atteso.
Proseguendo nei dintorni si può arrivare al lago Steinhuder Meer, il lago più grande della regione e lo si può anche circumpedalare, sono 32 km. La scenografia è varia: campi, canneti, lungolago, boschetti. A metà giro, un minuscolo paesetto e in riva al lago un buon ristorante che offre anche pesce nel menu. Non credo sia pesce dello Steinhuder.
Il laghetto di Altwarmbüchen, artificiale, creato con gli scavi del terreno per la costruzione della vicina autostrada qualche decennio fa, si gira in un quarto d’ora. È vicino a casa quindi lo uso come percorso d’allenamento. In stagione ci si può fermare a raccogliere delle more, in altri posti dei mirtilli. Ci sono anche contadini che vendono la frutta ad un prezzo minore se uno va a raccoglierla nei loro campi. O si può fare il bagno. O canottaggio. O prendere il sole. Anche nudi. I tedeschi sono famosi per le aree nudiste. FKK si chiamano. Freie Körperliche Kunst, libera arte corporale.
Persone di tutte le età girano in bicicletta, tutti vestiti, non nudi, molti ora con il mezzo elettrico. Meno male che l’ho scoperto. Fino ad alcuni anni fa, non conoscevo l’esistenza di questa “diavoleria”. E vedendo certe signore anziane che mi superavano tranquillamente con un sorrisetto non riuscivo a raccapezzarmi. Per anni ho pensato che c’era qualcosa che non andava nelle mie gambe; pensavo, “eppure mi sembrava di sentirmi bene e di stare andando ad un buon ritmo…”.