Questa è una storia di distruzioni e trasformazioni cementizie, innanzitutto, nella zona di Montarina, un tempo residenziale (quando il termine aveva un suo significato), immersa nel verde e tra abitazioni signorili, accompagnata dall’utopia della “città giardino”, realizzata nel 1910 circa in gran parte dall’architetto Americo Marazzi (1879-1963), fondatore anche della Rivista tecnica della Svizzera italiana, che diresse fino al 1922. Liberale, fu deputato al Gran Consiglio ticinese (1917-51, con interruzioni), vicesindaco (1920-32) e municipale (dicastero delle costruzioni) di Lugano. La sua architettura, inizialmente di gusto liberty, accolse in seguito varie tendenze, dallo stile lombardo ispirato a Camillo Boito a influssi neorinascimentali, per poi accostarsi al linguaggio di Marcello Piacentini.
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