Uno dei luoghi più caratteristici di Lugano, sia per quanto riguarda la sua fisionomia geografica e topografica, sia per la storia, i riferimenti naturalistici e artistici, è senz’altro il Monte Brè, senza di esso la città ticinese non sarebbe la stessa, quella immagine che foto e cartoline trasmettono in tutto il mondo. Un tempo zona agricola, anche di povertà ed emigrazione, oggi turistica, in simbiosi con la sua funicolare. Parto da qui. Avviandomi nel borgo di Cassarate, dopo aver lasciato l’autobus, non perdo l’occasione di dare un’occhiata al romantico oratorio di “San Pietro delle erbette”, così discosto, solitario, più volte restaurato, facciata d’inizio ‘900, ma grazioso da trasmettere un senso di intima pace. È chiuso, naturalmente, ma da due piccoli “oblò”, si può spiare l’interno semplice e raccolto, con volta a botte e il bell’affresco cinquecentesco della crocefissione forse opera di Bartolomeo da Ponte Tresa. Leggo nella targa vicina che “il rosone sopra l’ingresso ricorda la famiglia Schnyder von Wartensee, proprietaria dal 1885 al 1982 del vicino albergo Villa Castagnola a cui l’oratorio è storicamente legato”. Un angolo di Lugano che raccomando.
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