“Echoes”, l’installazione di Mathias Gmachi al Parco Ciani
Dal 25 giugno al 12 ottobre 2021 giunge a Lugano nella cornice del Parco Ciani, l’installazione artistica Echoes – a voice from uncharted waters dell’artista austriaco Mathias Gmachl. Realizzata da LAC Lugano Arte e Cultura in coproduzione con MuseumsQuartier di Vienna e Quartier des Spectacles di Montréal, l’opera di grandi dimensioni, dall’aspetto di una balena, ci invita all’ascolto e alla riflessione, mettendoci di fronte all’impatto delle nostre azioni sull’ambiente che ci circonda. Durante il periodo d’esposizione si terranno una serie di attività promosse attraverso il programma LAC edu, tra cui laboratori creativi, workshop di movimento e suono e atelier dedicati alla sostenibilità.
Echoes – a voice from uncharted waters è un’installazione itinerante tra Austria, Svizzera e Canada: esposta a Vienna nel cortile del MuseumsQuartier fino all’11 giugno, lascerà Lugano il 12 ottobre per essere presentata a Montréal a fine anno. Si tratta di un’opera sonora, luminosa e interattiva, realizzata in acciaio, dal peso di 5 tonnellate e 17 metri di lunghezza. Per rendere il suo aspetto più verosimile è stata progettata e sviluppata dall’artista insieme ad alcuni biologi marini sull’arco di un anno: le linee si ispirano al ventre striato delle balene, mentre i colori sono stati scelti per rappresentare tutte le creature marine.
L’opera è dotata di un sensore che delimita un’area entro cui la balena può vivere indisturbata: interagendo rispettosamente con lo spazio vitale del mammifero marino, il pubblico si immergerà nel paesaggio sonoro di mari e oceani, un universo melodico, grazie alle registrazioni effettuate da esperti del suono con speciali idrofoni; se si avvicinerà troppo, sarà confrontato con l’inquinamento acustico: l’illuminazione dell’opera si attenuerà e i suoni diverranno sempre più silenziosi fino a scomparire completamente ed essere sostituiti dal rumore dei porti industriali, attirando l’attenzione sulle minacce che incombono sulle specie marine.
L’installazione trae spunto dalla famosa campagna di Greenpeace Save the Whales degli anni Settanta e intende sensibilizzare il pubblico sull’inquinamento acustico che altera gli itinerari e gli ambienti delle balene e più in generale sulla situazione in cui versano gli oceani e sul continuo e inarrestabile cambiamento climatico.
Con il suo lavoro, Gmachl ci ricorda che dobbiamo agire ora: «È il momento di sensibilizzare la gente e far conoscere i suoni sottomarini. Se come collettività riusciamo a rispettare gli spazi della balena, essa ci ripagherà con suoni misteriosi che giungono dagli abissi; se non saremo in grado di farlo “annegheremo” nel rumore. La balena ci invita ad ascoltare, a riflettere e a raccontare storie. Storie che renderanno più tollerabile una situazione insopportabile».