Il 1948 è stato un anno cruciale per la politica internazionale e l’informazione. Allora l’ordine mondiale riprese forma dopo gli effetti devastanti di guerra e propaganda, corroborate entrambe dagli spiriti nazionalistici del tempo. Ma se il conflitto armato tra paesi si concluse nel 1945, con l’avvio della Guerra Fredda l’uso strumentale dei media e lo spargimento della disinformazione subirono un grande incremento. Dai manifesti alla televisione, dalla radio ai social media. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale c’è stata un’esplosione mediatica che ha coinvolto molte società.
Nel 1948 George Orwell invertì le due cifre dell’anno in corso per creare il suo capolavoro sull’amore, la politica, il controllo, la dittatura, il totalitarismo, la paura e l’identità. 1984 diventò il manuale di sopravvivenza dell’uomo moderno. Il romanzo denunciava altresì il rischio di un’informazione distorta e falsa, al servizio dello Stato ingordo di controllo sui suoi sudditi. Secondo Orwell, l’uomo occidentale post-bellico non doveva ridursi ad un burocratico, pavido e debole Winston Smith, preda del freddo regime del Grande Fratello. Questo, un astratto regnante che usava propaganda, fake news e slogan di partito per controllare i propri sudditi.
Nel 1948, in Italia si tennero le elezioni repubblicane, determinate da un’aspra campagna elettorale, a base di reciproca sfiducia tra i partiti, diffamazioni, fake news, demonizzazioni dell’avversario e, ancora, propaganda. Queste, in parte giustificate dal fatto che l’Italia dovesse restare più verso l’Atlantico che il Caspio. Un paese strategico per quell’Europa nata da Konrad Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi. Il Belpaese al tempo doveva stare all’interno del gioco occidentale-atlantico, al netto delle simpatie di molti per il Comunismo sovietico di Stalin o quello iugoslavo di Tito Broz.
Nel 1948, anche negli Stati Uniti si tennero le elezioni. Harry Truman, già Vicepresidente di Franklin Delano Roosevelt e Thomas Dewey, già governatore dello Stato di New York, si sfidarono nel duello elettorale. Il giorno dopo le elezioni, il Chicago Tribune uscì con il titolo “Dewey defeats Truman”. Visti gli esiti delle consultazioni, il più grande errore da parte dei sondaggisti. Forse il più famoso abbaglio informativo di tutti i tempi. Nello stesso anno, Eleanor Roosevelt si faceva ritrarre orgogliosamente con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Importanti e attuali riflessioni all’articolo 19. «Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di […] diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».
Nel 2018 la parola “fake news” è tremendamente abusata. Il vocabolo ha fatto il suo ingresso nella geopolitica nell’ambito delle elezioni presidenziali americane del 2016. Tuttavia, segnala un problema antico. Almeno di settant’anni. Come nel 1948, anche fake news e potere politico vanno a braccetto. Notizie false e tendenziose, mischiate a polarizzazione politica, sono l’arma migliore per fare fuoco sulla stampa. A differenza del 1948, oggi la “viralità” della notizia e delle potenziali fake news è all’ordine del giorno.
Amedeo Gasparini