Fondazione ICA Milano presenta, dall’8 settembre 2021 al 6 gennaio 2022, la mostra Cheerfully Optimistic About the Future, prima personale in Italia di Michael Anastassiades (Cipro, 1967)
La pratica di Anastassiades, designer di base a Londra, dove ha avviato il proprio studio nel 1994, esplora le nozioni contemporanee di cultura ed estetica attraverso una combinazione di discipline quali il design del prodotto, l’arredamento e il design ambientale, trascendendo spesso le distinzioni tra diversi ambiti della creatività.
La creazione della mostra, curata da Alberto Salvadori e sviluppata dallo studio di Anastassiades durante l’ultimo anno, è stata accompagnata dal desiderio di costruire un progetto dalla forte componente “hand-made” nella realizzazione dei lavori, coinvolgendo in prima persona l’artista e i suoi collaboratori.
La mostra è articolata attraverso due spazi differenti: la piccola sala esterna e l’ampio piano terra dell’edificio principale. La prima, poeticamente chiamata da Anastassiades the Glossary room, accoglie un display di oggetti accuratamente disposti che l’artista ha trovato in ambienti naturali o ha selezionato nelle sue collezioni personali. Insieme formano una costellazione di oggetti che, posizionati in relazione l’uno con l’altro, sono parte della sintassi dell’intero progetto. Nello spazio espositivo principale invece, disseminate nell’ampio spazio da sole, in coppie o in piccoli gruppi seguendo un ritmo spaziale e di volumi ben precisi, le sculture luminose si presentano accuratamente rifinite, restituendo una superficie delicatamente luminosa. Elemento portante della realizzazione dei lavori è il bamboo, materiale nuovo per lo studio Anastassiades, a rappresentare un allontanamento dallo specifico contesto linguistico determinato in genere da rigorose forme geometriche, mentre la base di ciascuna scultura è realizzata in peltro colato, un metallo scelto per il suo basso punto di fusione.
I lavori prodotti per la mostra abbracciano l’irregolarità inerente del materiale scelto, caratterizzandola da un linguaggio globale di configurazioni ripetute.
Oltre all’utilizzo di materiali naturali come il bamboo o il filo di lino, sono presenti alcuni dettagli che non cercano in alcun modo di nascondere la lavorazione dell’oggetto (ad esempio i sostegni per le lampadine, mentre cavi e prese sono lasciati a vista), e mettono in evidenza il dialogo tra le componenti eliminando qualsiasi gerarchia. Coerentemente con l’estetica minimalista di Anastassiades, le sorgenti luminose hanno la forma di semplici cilindri di vetro che evocano inevitabilmente le emblematiche sculture neon di Dan Flavin realizzate negli anni Sessanta. Disegnate usando una tipologia innovativa di tale materiale, queste sono l’unico elemento realizzato totalmente da manifatture esterne e sono concepite da Anastassiades come parti prese in prestito, ipoteticamente sostituibili da qualsiasi altro sistema di illuminazione.
Gli elementi sculturali non perdono inoltre il loro status di oggetti di design, artigianali e di ingegneria. Attraversando diverse tecniche e discipline allo stesso tempo, Anastassiades crea per la mostra una coreografia ibrida i cui elementi luminosi alterano e rinnovano gli spazi architettonici della Fondazione.
Maggiori informazioni: ICA Milano