Fondazione ICA Milano in collaborazione con Pompeii Commitment. Materie Archeologiche presenta la mostra A breeze over the Mediterranean, prima personale in Italia di Simone Fattal e a cura di Alberto Salvadori con Andrea Viliani, Stella Bottai, Laura Mariano. La rassegna è aperta al pubblico dall’8 settembre 2021 al 6 gennaio 2022.
Tra le più importanti artiste contemporanee, Simone Fattal è nata in Siria e cresciuta in Libano. Fuggita dal paese nel 1980 allo scoppio della guerra civile, si è trasferita prima negli USA e poi in Francia, dove attualmente vive e lavora.
La ricerca di Fattal si è sviluppata e affermata in particolare negli ultimi decenni, articolandosi nell’utilizzo di diversi mezzi espressivi fra cui il disegno, la pittura e, dal 1988 (quando l’artista frequenta l‘Art Institute of San Francisco), la ceramica. Nelle sue opere l’artista fa emergere dalla materia, come quella naturale e viva dell’argilla, forme che evocano l’unione fra dimensione carnale e mistica, realtà e immaginazione, plasmando figure che restituiscono l’intimità più profonda dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri e li connettono alla dimensione storica e culturale per esprimere il valore e, insieme, la delicatezza e la fragilità della vita umana.
A seguito di un lungo processo di ricerca svolto nell’ultimo biennio, Fattal ha studiato la storia universale e le molteplici storie individuali di Pompei, traendo ispirazione dai manufatti pompeiani, dai loro archetipi culturali, religiosi, sociali e storici e dalla loro commistione fra gli elementi minerali, vegetali e animali di cui essi erano originariamente composti e le funzioni culturali che furono loro attribuite, prima che divenissero frammenti in cui si annulla ogni distinzione fra vita e morte, mito e storia, naturale e culturale, umano e non umano.
Le numerose opere in mostra, tutte realizzate in ceramica, sono state create da Fattal nel 2021 in Italia, presso le celebri Officine Gatti di Faenza.
«A differenza di tutti gli altri siti archeologici possiamo dire che Pompei offre già di per sé una ricostruzione di sé stessa – ha affermato Fattal nel suo contributo sul portale e centro di ricerca – Perché il luogo non è stato distrutto dal tempo, ma da un momento. Le rovine, nel mondo, possono essere analizzate a molti livelli, ma ci sono frammenti di tutti i periodi, mescolati insieme, stratificati; bisogna ricostruirne le origini e le influenze, la sequenza nel tempo. A Pompei, invece, l’immagine è fissa»
L’immagine fissa di Pompei proposta da Fattal mette in risalto la coesistenza fra intense e reciproche influenze di un tempo in cui, sempre secondo le sue parole, a Pompei «è presente l’Egitto, ma anche la Siria e l’Asia minore. E nonostante tutte queste diversità e differenze, apparentemente tutti vivevano insieme in armonia». Fattal evoca quindi, nelle opere in mostra, non una città in rovina ma un palinsesto i cui significati molteplici e le possibili interpretazioni corrispondono ad un archetipo in cui historia e fabula coincidono, in cui diverse culture mediterranee coesistono fondendosi tra di loro e con l’ecosistema che le ospita, fissate in un apparente eterno presente e disponibili al nostro sguardo, che le percorre meravigliato.
La mostra è parte del programma annuale Ceramics. Ideato da Fondazione ICA Milano, il progetto indaga l’utilizzo della ceramica come medium artistico, presentando una selezione di ricerche che attraversano il ‘900 e raggiungono la contemporaneità.