La Taskforce Cultura ha diramato in data odierna un comunicato stampa, in merito alle recenti decisioni del Consiglio federale. Nel seguito il comunicato stampa:
Pianificare manifestazioni culturali con l’incertezza degli sviluppi epidemiologici e delle misure di protezione continua a essere una sfida e implica pesanti perdite finanziarie; è pertanto urgente estendere tutte le misure di sostegno e compensazione almeno fino alla fine del 2022.
Il fatto che il Consiglio federale voglia, da una parte, mantenere il funzionamento del sistema sanitario ed evitare il sovraccarico degli ospedali, e, dall’altra, raggiungere questo obiettivo senza chiudere interi settori o vietare determinate attività, è senza dubbio positivo. È fondamentale evitare ulteriori chiusure o blocchi del settore culturale.
Ancora lontani da un funzionamento normale
Nonostante il Consiglio federale abbia annunciato la fase di normalizzazione, il settore culturale è ancora lontano dalla normalità, non solo in termini di gestione quotidiana, ma anche in termini di redditività e pianificazione.
- Livello internazionale: per guadagnarsi da vivere, professioniste e professionisti di tutte le discipline artistiche dipendono dagli spettacoli o dalla presentazione delle loro opere all’estero. Anche a livello internazionale non c’è alcuna in vista regolarità per le attività culturali (si confrontino restrizioni di viaggio, divieti di manifestazioni, cancellazioni, ecc.)
- Diffusione e rispettivamente posticipo delle produzioni: a causa del divieto di manifestazioni, per lungo tempo gli operatori culturali non hanno potuto presentare le loro opere di fronte a un pubblico dal vivo (film, concerti, libri, opere d’arte, spettacoli di teatro e di danza, ecc.). Molti degli eventi che sono stati rimandati saranno recuperati a partire dal prossimo autunno, ma le nuove creazioni dovranno attendere almeno fino all’autunno 2022, cosa che di per sé rappresenta una perdita di guadagno in quanto spettacoli e presentazioni di opere generano reddito.
- Spese aggiuntive e entrate ridotte: attualmente e fino a nuovo avviso, le manifestazioni culturali possono tenersi unicamente con restrizioni (certificato Covid). Come dimostrano le prevendite fiacche e il basso numero di spettatori, il pubblico è riluttante a partecipare, e, come se non bastasse, i progetti artistici devono affrontare costi aggiuntivi (un esempio tra tanti i costi causati dalle misure di protezione messe in atto sui set cinematografici).
Le difficoltà di programmazione già esistenti aumenteranno in maniera significativa
L’introduzione a livello nazionale del certificato Covid per le attività culturali e per tutte le manifestazioni culturali al chiuso va ad aggiungersi alla decisione già presa, secondo cui dal 1 ottobre i costi dei test necessari per ottenere la certificazione saranno a carico del pubblico. Tutto questo aumenta sia lo sforzo organizzativo che l’onere finanziario. In particolare c’è motivo di temere un’ulteriore riduzione del pubblico rispetto a quello attuale già di per sé basso.
Come dimostrano i recenti esempi di grandi manifestazioni annullate con breve preavviso, vi è inoltre la possibilità che permessi già concessi vengano ritirati a causa della situazione critica negli ospedali. L’industria degli eventi guarda pertanto al futuro con enorme preoccupazione.
È dunque fondamentale che ora venga determinato in modo vincolante quando o sulla base di quali parametri l’obbligo di certificato temporaneo (attualmente limitato al 24 gennaio 2022) verrà revocato. Questi parametri devono essere continuamente aggiornati in modo che il certificato rimanga in uso solo per il tempo strettamente indispensabile (principio di proporzionalità).
Le misure di sostegno devono essere estese, non limitate
Il settore culturale ha bisogno della compensazione delle perdite, dei contributi per progetti di ristrutturazione, degli aiuti di emergenza e degli aiuti finanziari per le associazioni culturali del settore amatoriale almeno fino alla fine del 2022. Così come dev’essere esteso almeno fino alla fine del 2022 anche lo scudo protettivo per i grandi eventi. Se, contrariamente a tutte le aspettative, l’attività del settore culturale dovesse tornare alla normalità più rapidamente, ciò si tradurrebbe automaticamente in un minor numero di richieste inoltrate e approvate. L’estensione delle misure a favore del settore culturale è pertanto solo una tutela finanziaria. Il fatto che la decisione sulla proroga degli strumenti previsti dalla Legge Covid non sia stata presa nella sessione autunnale, ma sarà analizzata solo in inverno – e cioè pochi giorni prima della loro scadenza – aumenta drammaticamente l’incertezza per il settore culturale.
Oltre a ciò, le indennità di lavoro ridotto (ILR) per i contratti di lavoro a tempo determinato e per lavoratrici e lavoratori freelance devono essere prorogate oltre il 30 settembre 2021. La procedura semplificata per le ILR deve continuare ad essere applicata e l’estensione del periodo massimo di diritto alle ILR deve essere avviata subito. Dulcis in fundo non è di grande aiuto constatare come apparentemente ostacoli (amministrativi) siano stati innalzati anche per le indennità perdita di guadagno (IPG) per lavoratrici e lavoratori indipendenti.
Conclusioni
In una situazione tanto instabile, il settore culturale ha bisogno di quanta più stabilità possibile e ciò riguarda soprattutto gli strumenti di compensazione esistenti e già ampiamente collaudati. Una lungimirante estensione e pratiche il meno burocratiche possibile sono pertanto indispensabili per salvaguardare la diversità culturale.