Ritorna anche la nuova stagione di Emanuele Santoro che, dall’anno scorso, ha dovuto cambiare casa, distrutto il suo teatro, Il Cortile e, naturalmente, dopo le pause forzate da pandemia. Adesso ha il suo centro al Foce di Lugano, che gli ha dato ospitalità anche per i suoi corsi didattici (microattori già iniziati), ma le proposte si articolano anche in altri luoghi, i sopracenerini Paravento di Locarno, Teatro del Gatto ad Ascona. A cui si aggiunge il Banco nell’omonimo paesino. La poetica che sostiene le scelte del regista-interprete è quella di autori, classici e contemporanei, di generi diversi, ma che hanno come denominatore comune la capacità di indagare l’animo umano nella sua complessità. La nuova produzione, che debutterà in marzo, vero e proprio adattamento teatrale, è l’Ubu Re di Alfred Jarry (1873-1907), un autore che ha rivoluzionato il teatro con la sua vena dissacrante, grottesca, caricaturale, spregiudicata, infrangendo le convenzioni sceniche e aprendo le porte, come sottolineato da Santoro, alle correnti dell’assurdo e del surreale. Questo lavoro segnerà anche il ritorno della collaborazione con l’attrice Patrizia Schiavo, già compagna d’avventure dei primi tempi e, successivamente, nella compagnia e.s.teatro, delle pièce Le sedie di Ionesco e Piccoli crimini coniugali di Eric-Emmanuel Schmitt.
Differenti filoni s’individuano nel cartellone, oltre alla nuova produzione, i recital che da anni caratterizzano il lavoro del regista, letture a leggìo, con le musiche live della polistrumentista Claudia Klinzing, che costituisce un solido affiatamento; al centro il teatro delle origini, l’oralità, la parola, spettacoli agili, che si possono portare ovunque perché non necessitano di grandi strutture. In questo ciclo interno sono inserite proposte del repertorio, Pirandello (Uno, nessuno, centomila), Dürrenmatt (La panne), Dostoevskij (Il sogno di un uomo ridicolo) e Gogol’ (Diario di un pazzo): questi ultimi due avranno una trasferta anche estera, al Teatrocittà di Roma. Una trilogia sarà riservata a Edgar Allan Poe e ai suoi stili, quindi Horror, Fantastico, Detective, con uno o due racconti e anche adattamenti per ciascuna serata; l’iniziatore del racconto poliziesco, una pietra miliare della letteratura dell’orrore e del giallo psicologico, tra coloro che hanno scavato nella natura umana e ne hanno rivelato i più intimi e spaventosi segreti, avrà dunque un posto d’onore in questa programmazione.
Poi c’è la tradizionale rassegna SOLOinscena, nata per ospitare monologhi di altri interpreti che però, per evidenti questioni contingenti, ha finito con l’essere costituita proprio solo da Santoro che qui presenta la sua carrellata di personaggi della classicità, quelli bloccati dalla pandemia, quindi recuperando Medea, Faust, Don Chisciotte e la riproposta di Amleto, l’unico che era potuto andare in scena nella scorsa stagione.
E non è finita perché c’è il progetto Stupidi-tà (sic). Santoro afferma di essere partito dalle cinque leggi di Cipolla, storico dai multiformi interessi, (cfr. Allegro ma non troppo). Lo spettacolo debutterà a Banco in una matinée a dicembre. Performance per voci e suoni (percussionista Ivano Torre), in cui Santoro ha messo insieme una miscellanea di citazioni da scrittori, giornali, testimonianze. Il tema sarà trattato in “maniera irriverente, spietata, diretta”: è “il tentativo di capire chi siamo, a che punto siamo e dove stiamo andando”. La stupidità che nasce con il genere umano e che quando è abbinata al potere diventa devastante.
Per i “Solo” e i recital continua anche, in genere, la sperimentazione dell’orario: alle ore 19, invece che alle canoniche 20.30. Secondo Santoro, una comodità per chi dal lavoro si reca direttamente a teatro e può cenare dopo. La durata dell’evento è di un’ora. Questione d’abitudine. Più a nord, è la normalità.
Per la programmazione: www.ilcortile.ch. Le prenotazioni ai singoli teatri.
Manuela Camponovo