La Pinacoteca cantonale Giovanni Züst a Rancate (Mendrisio) ospita, fino al 25 aprile 2022, ben due rassegne artistiche: la prima dal titolo Giacomo Martinetti (1842-1910). Omaggio all’allievo ticinese di Antonio Ciseri, la seconda L’incano del Paesaggio. Disegno, arte, tecnologia. Naturalisti, geografi, storici dell’arte nel Ticino del passato prossimo. Due appuntamenti di grande valore.
Giacomo Martinetti (1842-1910). Omaggio all’allievo ticinese di Antonio Ciseri
A cura di: Mariangela Agliati Ruggia
Coordinamento scientifico e organizzativo: Alessandra Brambilla
Ricorre quest’anno il bicentenario della nascita del pittore Antonio Ciseri, nato a Ronco sopra Ascona nel 1821 e morto a Firenze nel 1891. Così, la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate intende omaggiarlo presentando la figura di uno dei suoi allievi di maggior talento, Giacomo Martinetti, originario di Barbengo, purtroppo sino ad oggi quasi completamente dimenticata.
Di lui era persino incerto il luogo di nascita, da alcuni indicato come Barbengo (Cantone Ticino), paese di origine della famiglia, da altri come Firenze. Le ricerche condotte hanno permesso finalmente di stabilire la sua nascita nel capoluogo toscano, dove i genitori, Carlo e Maddalena Maselli, si erano stabiliti da tempo.
La sua formazione iniziale si compie presso l’Accademia di belle arti di Firenze (1855-1861), dove nel 1885 gli sarà conferito il riconoscimento di accademico onorario. Decisivo è il rapporto con il conterraneo Antonio Ciseri: dal 1861 frequenta anche la sua scuola privata e con lui stabilisce un legame di amicizia e fiducia, tanto che era Martinetti a curare alcuni affari del maestro. È dunque naturale che sia stato coinvolto in occasione delle importanti commissioni da parte dei francescani in Terra Santa: sue cinque tele realizzate per le chiese di San Salvatore a Gerusalemme e di San Cleofa a Emmaus. Per quest’Ordine esegue pure delle opere che sono state rintracciate nella chiesa fiorentina di San Leone Magno. Quindi Martinetti lavora soprattutto su temi sacri.
Ma esistono anche dei ritratti di ottima qualità, che danno conto delle frequentazioni del nostro pittore: è il caso dei ritratti di Pietro Senno, a cui era legato da profonda amicizia, e della consorte. Senno era un pittore dell’entourage di Ciseri, che era stato tra l’altro ospite di Martinetti della sua villa a Castiglioncello, località celebre per il circolo di artisti che la frequentava. È grazie ai rapporti di Martinetti con il letterato e collezionista Raffaello Foresi e con suo figlio Mario che le opere, donate dalla figlia di Pietro Senno, Marcellina, si trovano oggi alla Pinacoteca Foresiana di Portoferraio, sull’Isola d’Elba.
L’incano del Paesaggio. Disegno, arte, tecnologia. Naturalisti, geografi, storici dell’arte nel Ticino del passato prossimo
A cura di: Paolo Crivelli, Giulio Foletti, Filippo Rampazzi
Coordinamento scientifico e organizzativo: Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla
Tra la metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento il territorio ticinese è stato gradualmente scoperto e descritto da molti naturalisti e uomini di scienza, da geografi, fotografi, pittori, storici dell’arte: essi hanno percorso e analizzato, sia con gli strumenti scientifici, sia attraverso gli strumenti tecnici propri della loro epoca e del loro mestiere (il disegno, il rilievo morfologico, l’incisione, la fotografia, la pittura ad olio…) il paese in cui vivevano e operavano.
È un territorio interamente costruito, nella sua fisicità, da un’onnipresente e aspra natura alpina e soprattutto dagli uomini che nel corso dei secoli l’hanno utilizzata, vissuta e talvolta trasformata: è un’opera aperta, sempre plasmabile, che racchiude in sé, in un grande palinsesto, elementi naturali che talvolta assurgono a simbolo cui gli abitanti hanno costantemente attribuito una funzione e un significato differente nel corso del tempo, manufatti ed edifici utilitari o rappresentativi che ne hanno profondamente modellato l’aspetto.
Questa esposizione vuole illustrare le intuizioni e le tecniche utilizzate da coloro che, a partire da metà Ottocento, guardarono e interpretarono con occhi nuovi e nuovi strumenti di indagine il loro territorio. Nacquero così le prime elaborazioni cartografiche, le carte topografiche Dufour e Siegfried, allestite secondo aggiornati criteri geodetici e trigonometrici, misurati e stabiliti con precisione (e grandi fatiche) sul terreno.
Qualche tempo dopo fu elaborata una prima catalogazione dei monumenti più significativi esistenti sul territorio ticinese, sotto l’impulso del padre della storiografia artistica elvetica Johann Rudolf Rahn (1841-1912).
In mostra si espone una serie di disegni del suo allievo e aiutante Hermann Fietz (1869-1931), che illustrò e rilevò con oggettività e precisione non solamente i monumenti maggiori, ma anche il contesto e il paesaggio che li conteneva. Con uguale acribia operarono anche i primi naturalisti – tra tutti non si può non ricordare Luigi Lavizzari (1814-1875) uomo di scienza ma anche politico – che descrissero con precisione le componenti del paesaggio naturale raccogliendo e catalogando i più differenti materiali. La prima parte dell’esposizione vuole quindi dar conto di questa grande operazione analitica, che da subito fu accompagnata non solamente dal disegno e dalla cartografia ma anche dalla fotografia.
La seconda parte si concentrerà invece sulla presentazione di alcuni aspetti particolarmente significativi del territorio ticinese (il bosco e la selva castanile; il vigneto; il territorio alpino e glaciale; l’ambiente lascustre) grazie alle opere di artisti (quelli noti come Luigi Rossi, Edoardo Berta, Filippo Franzoni, Ugo Zaccheo ma anche di quelli meno noti come Remo Patocchi, Regina Conti, Emilio Maccagni…) che interpretarono e diedero un nuovo significato a questi paesaggi.
Questi dipinti saranno messi a confronto, ove possibile, con i materiali elaborati da naturalisti, geografi e fotografi per restituire un sguardo di insieme su come veniva percepito e rappresentato il paesaggio, secondo un nuovo modo di sentire e un fortissimo interesse.
Chiuderà l’esposizione uno sguardo, inevitabile e peraltro dovuto, sul futuro. Oggi il paesaggio è letto attraverso l’informatica, le nuove tecnologie (il rilevamento fotogrammetrico; il Laser scanner e i droni) e la geomatica. Questi strumenti ci permettono di avere una percezione e quindi un’interpretazione nuova e inedita del paesaggio, che non sarà certamente l’ultima. Una postazione presenta inedite e suggestive riprese con i droni e la loro rielaborazione attraverso un modello in 3D.