Nella sua concretezza semplificatoria, la scenografia di questa versione teatrale de La Coscienza di Zeno, allude ad un’astrazione mentale e simbolica, così come parole e personaggi si nutrono di una sorta di presenza fantomatica pirandelliana, evocazioni di pensieri e memorie più che di azioni. Gli autori (Dario Merlini, Stefano Cordella, Noemi Radice, gli ultimi due anche registi), a quasi un secolo (1923) dalla pubblicazione del capolavoro di Italo Svevo, propongono una rilettura, misurandone le distanze da una sorta di nostro futuro.
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