“Dialètt che canta”, la presentazione al Parco Ciani
Giovedì 7 luglio alle ore 18.00, nell’ambito della rassegna Chilometro zero, si terrà alla Darsena del Parco Ciani la presentazione di Dialètt che canta (alla chiara fonte, 2022) curata da Giampaolo Cerenghetti e Guido Pedrojetta, in un incontro moderato da Luca Saltini. L’antologia accoglie testi tra il Novecento e oggi, molti dei quali pubblicati per la prima volta. Il legante è il territorio, inteso non solo come ambiente fisico ma anche intimo, guardato attraverso chi lo occupa – le persone, gli animali… Un viaggio che dà voce ai diversi dialetti del Ticino.
Questa antologia di testi poetici dialettali della Svizzera italiana si sviluppa intorno a una scelta tematica, quella del “paesaggio”, giustificata in parte dalle prerogative dei destinatari a cui le poesie sono idealmente (sebbene non in modo esclusivo) dirette: gli appartenenti alla fascia d’età più matura, arricchiti da un’estesa consuetudine col territorio.
Il sottotitolo del volume precisa che si tratta di “luoghi reali” e “mentali” in quanto, per tutti, all’ambiente in cui s’iscrivono le esperienze di ogni giorno si somma sempre la tavolozza dei sentimenti multicolori legati a quel vissuto. Si è tenuto conto delle principali varietà idiomatiche presenti in Ticino e nei Grigioni, procurando di offrire un’equa distribuzione tra Sopra e Sottoceneri, tra poeti di città e poeti periferici, coscienti del fatto che possa trattarsi, a volte, di delimitazioni e di distinzioni aleatorie.
Si è procurato di mettere in valore, tra i quarantacinque autori presentati (molti dei quali mai apparsi prima d’ora in un’antologia di poeti in dialetto), anche la produzione femminile, intensificatasi particolarmente negli ultimi decenni. L’auspicio dei curatori è che il tema del “luogo” si proponga quale chiave di lettura in grado di sottolineare le relazioni, dense di significato, tra linguaggio e territorio. Lo scopo della pubblicazione non è quello di presentare i dialetti in chiave nostalgica o passatista, ma piuttosto di porre in evidenza il perdurare – nonostante i grandi cambiamenti intervenuti nel tempo – di una certa consapevolezza linguistica collettiva.