Incontriamo Paolo Crivellaro, da 11 anni alla testa, come Direttore artistico, del Teatro di Locarno, in occasione dell’annuale conferenza stampa per presentare la nuova stagione teatrale. Un’opportunità, anzitutto, per ripercorrere con lui, prima ancora che i contenuti dei singoli spettacoli, il suo decennale lavoro in favore, come ci spiega, di una cultura e di un teatro «impegnati»: «Ho avvicinato per anni il Teatro di Locarno occupandomi di cultura come giornalista per La Stampa. L’ex direttore, Giancarlo Bertelli, era un mio caro amico. Allora si prediligevano spettacoli comici. Il mio impegno e la mia passione per il teatro vengono da lontano. Per 36 anni ho seguito la stagione teatrale a Verbania, dove riuscivamo a coinvolgere anche migliaia di giovani in una sola stagione. Da 11 anni seguo anche il Teatro di Cannobio. A Locarno ho voluto intraprendere una scelta precisa sin dall’inizio, dando grande attenzione a quello che riguarda l’aspetto ricettivo dello spettacolo. A me piace che lo spettatore si riconosca in quello che succede sul palco, che vada a casa con dei dubbi, con gioia oppure anche con un po’ di tristezza, ma sempre con la sensazione che lo spettacolo lo abbia interrogato nella coscienza».
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