Uniwording, così si chiama il progetto nato nel 2012 nel Canton Ticino per volere di Mirella De Paris, Presidente dell’omonima Associazione, la cui idea è quella di abbattere le barriere linguistiche e avvicinare culture diverse. Come? Attraverso una lingua dei segni universale e adatta a tutti perché è semplificata e incorpora funzionalità e umanità generando una lingua naturale (l’uso del corpo) ed empatica (l’uso dello sguardo). Collaborano al progetto l’illustratrice, Fiammetta Semini e la coordinatrice operativa Valentina Coda.
Questa lingua gestuale vuole differenziarsi dall’essere l’ennesima lingua ad uso dei non udenti e allo stesso tempo non sostituisce gli idiomi parlati ma piuttosto li arricchisce.
Uniwording si distingue grazie alla sua forma grammaticale estremamente semplice e lineare che fa di questa lingua un punto di partenza per risolvere diversi problemi della comunicazione a livello universale perché è creata per essere accessibile a tutti.
Molti potrebbero controbattere che esiste l’inglese come lingua universale, questo è vero, ma Uniwording non vuole sostituirsi ad essa ma piuttosto farne da supporto in quanto è più facile imparare un segno/gesto piuttosto che una parola: ogni lingua ha i propri suoni mentre i gesti sono facilmente assimilabili.
Quando ci troviamo con persone che non parlano la nostra lingua, ricorriamo, pur di comunicare, a dei gesti improvvisati, che la maggior parte delle volte risultano inefficaci. Una lingua dei segni condivisa colma tutti questi limiti.
Uniwording può essere compresa in Cina come in Germania o in Italia. Da chi ha studiato e da chi ha poca istruzione, chi è molto giovane e chi è in età avanzata. Il suo obiettivo è di proporsi come lingua che agevoli la comunicazione in presenza di barriere linguistiche, senza altre pretese se non quella di agevolare la comunicazione laddove vi sarebbe un silenzio che sancisce distanze e diversità.
Il vocabolario della lingua universale Uniwording conta circa 1500 segni, ognuno di questi è considerato come segno “ideale” questo significa che tra i molti disponibili, è stato selezionato quello maturato come idoneo per una memorizzazione rapida e duratura.
Per rendere tutto questo possibile è stata creata una modalità didattica ideale per l’apprendimento ad ogni età: l’osservazione di disegni didattici, dove ogni segno è trasformato in un’immagine. In questo modo studiare e memorizzarli è più facile grazie anche all’accompagnamento di brevi didascalie. Per una verifica in fase di apprendimento dei segni è stato creato un supporto ausiliario: il video- vocabolario dei segni (a breve disponibile sul sito del progetto).
È inoltre risaputo che imparare divertendosi è un metodo molto efficace e proprio per questo è stata inserita una proposta didattica per l’apprendimento giocoso in famiglia o fra amici, dove si studia attraverso un gioco di carte, adatto a ogni età e con regole semplici (disponibile sul sito ufficiale).
A breve sarà anche disponibile un’applicazione per smartphone e tablet, compatibile con il sistema operativo iOS e Android, con la possibilità del “touch” sul disegno, per avere immediatamente una completezza di informazione e di controllo della gestualità, attraverso la visualizzazione dell’animazione grafica.
In un momento storico nel quale il termine inclusione è diventato sinonimo di attenzione alle molteplici diversità, una lingua dei segni di base, alla portata di ognuno, può diventare una possibilità in più per capirsi. Accadrà anche qualcos’altro fra gli interlocutori: mentre si “parleranno”, si dovranno guardare negli occhi, e si accorgeranno che è quasi impossibile comunicare nella lingua dei segni senza entrare in empatia l’uno con l’altro. Può inoltre comportare cambiamenti positivi su scala mondiale per situazioni critiche, per esempio: si può apprezzare l’uso di Uniwording in un pronto soccorso di un villaggio straniero.
Per maggiori informazioni sul progetto visitare il sito: www.uniwording.com
“…uscendo dalla funicolare di Lugano, mi è capitato di notare davanti a me due ragazze che chiacchieravano fra loro molto vivacemente. Sembrava una conversazione coinvolgente per entrambe, eppure, sebbene io fossi soltanto a pochi passi da loro, non sentivo nulla. Poi ho capito, anzi ho visto. Le due giovani, sorde, stavano usando i segni della loro lingua. Vederle “parlare con le mani”, con quell’armonia e quella naturalezza, era emozionante, per me. Per loro, la normalità. L’idea è nata in quel preciso momento: poter comunicare con i segni, potrebbe un giorno diventare una possibilità per tutti? In un futuro prossimo saremo capaci di rendere più sottili le distanze linguistiche con l’aiuto di una lingua dei segni condivisa e che sia soprattutto facile da apprendere?” (Mirella De Paris, Presidente Associazione Uniwording)
Maria Elisa Altese