Si può raccontare l’esclusione, la discriminazione, il razzismo attraverso la danza? Domanda retorica: evidentemente sì.
Per farlo bene può servire il contributo di un insieme di teatralità, di gesti, azioni e parole che corrono parallele, messe in campo da una geniale e gioiosa architettura coreografica, come una chiassosa ricreazione di bambini dispettosi. Per ottenere risultati eccellenti, la danza contemporanea svizzera può vantare con Tabea Martin, un’artista in grado di comporre un bouquet perfetto per raccontare spiazzando, divertendo, provocando, guardando negli occhi lo spettatore.
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