Una poesia dal carattere “narrativo, “dialogato”, “inclusivo”, che rispecchia gli interessi del suo Autore, Giovanni Raboni – oltre che poeta, traduttore, critico militante, saggista – e che si dimostra radicata, «in una realtà esterna e interna al soggetto, un luogo in cui si abita e da cui si è abitati, che coincide con la città moderna, Milano». Fino a dare luogo a una produzione lirica insieme “civile e intellettuale”, a partire dalla prima raccolta raboniana, Le case della Vetra (1966), in cui il prof. Arnaldo Soldani – intervenuto per il ciclo “Poeti del Novecento” all’USI, su invito dell’Istituto di Studi italiani – legge la presenza di un punto di riferimento chiaro: Alessandro Manzoni quale simbolo di «una certa milanesità trascendentale, fatta di moralità civile, di scrittura severa senza compromessi, di apertura al presente radicata in una storia collettiva, entro una tradizione che è locale, nazionale ed europea al contempo».
Il testo integrale dell'articolo è accessibile ai soli abbonati.
Effettui per cortesia l'accesso con i Suoi dati:
L'abbonamento per privati all'Osservatore costa CHF 35.--/anno
e può essere sottoscritto tramite
l'apposito formulario.